RIFIUTI TOSSICI DAL NORD? SE LI VENIVA A PRENDERE LA CAMORRA (e la camorra è napoletana).

La replica più frequente di napoletani, savianensi e vendoliani alla sacrosanta pretesa dei cittadini del Nord di non essere invasi dall’immondizia napoletana è che “il Nord ha riempito le discariche della Campania di rifiuti tossici”. Argomentazione certamente d’impatto… Ma che fa acqua da tutte le parti.

A parte che:

1. è risaputo quanto il problema dei rifiuti in Campania sia dovuto solo in minima parte a questo, essendoci in quella regione un solo termovalorizzatore a fronte di una raccolta differenziata (almeno per quanto riguarda Napoli) praticamente inesistente;

2. ognuno di noi sa perfettamente quale sia il senso civico dell’italiano medio da Roma in giù in materia di smaltimento dei rifiuti (basta guardare ai lati delle strade);

3. il presunto quanto infondato “debito” del Nord è già stato ampiamente ripianato con gli interventi governativi (cioè a carico della collettività) e delle Regioni che negli ultimi anni si sono sobbarcate l’onere di smaltire i rifiuti di una Napoli in eterna emergenza

…E sebbene 3 aziende venete siano state effettivamente condannate per sversamento illegale di rifiuti tossici in Campania (presupponendo, perciò, una loro responsabilità), non si può certo incolpare il Nord di aver inquinato la Campania semplicemente perché alcune sue industrie si affidarono ad aziende di smaltimento campane che offrivano prezzi altamente concorrenziali e che i rifiuti venivano a prenderseli per lucrare, mica se li trovavano in casa per decreto ministeriale…

I famosi rifiuti tossici del Nord furono portati in Campania non da Zaia o Calderoli, ma dalla camorra che aveva (e molto probabilmente ha tuttora) in mano il business delle ecomafie. Praticamente, le aziende di smaltimento (pagate dalle industrie e non dallo Stato come sarebbe per il trasporto dell’immondizia dalla Campania all’esterno dei suoi confini) dovevano smaltire i rifiuti in discariche apposite per eliminarne la tossicità… Ma non lo facevano, devastando intere aree vergini campane.

Adesso, non so a voi, ma a me hanno sempre detto che la camorra è napoletana… O mi sbaglio?

 

 

15 a 15. ELEZIONI SUBITO O NO?

Così domani si vota, parliamo di federalismo fiscale. 3 febbraio, giorno della verità. La commissione bicamerale apposita, formata da 30 parlamentari e presieduta da La Loggia (Pdl), si esprimerà sul decreto attuativo che riguarda l’autonomia impositiva comunale.

La Lega, col Ministro Calderoli, cerca ancora la mediazione e cioè la possibilità che almeno un esponente dell’opposizione voti a favore (pare scontato che la Svp, che pure non fa parte della maggioranza, si esprimerà positivamente) ma tutto porta a pensare che si palesi il pareggio: 15 a 15.

Nulla di nuovo, in verità, lo abbiamo già detto più volte. La novità sta nel fatto che la non promozione del federalismo (dato che non sarebbe una vera e propria bocciatura) potrebbe non voler più dire “elezioni anticipate” (come fino a ieri ha sempre dichiarato la Lega), bensì “continuazione in Consiglio dei Ministri o in Parlamento”, poiché la Commissione ha solo un potere consultivo.

Ma a quel punto cosa succederà? Azzardiamo una previsione:  niente elezioni, appunto, dunque nessuna possibilità di far ricadere la responsabilità della mancata approvazione del Federalismo sull’opposizione (cosa che per altro sarebbe inconfutabile) e perciò tutto il tempo, per quest’ultima, di gridare alle “forzature del Governo che non ascolta l’opposizione e i comuni”, all’antidemocrazia governativa e al ricatto leghista… Per poi far partire una potente propaganda mistificatoria come fu per il referendum sulla Devolution del 2006. Alla fine, Sinistra, meridionalisti e democristiani, con il loro enorme potere cultural-mediatico trasformerebbero il federalismo in Male Assoluto.

Fin qua, pazienza. Molti, però, ci cascheranno. Ancora pazienza.

La cosa grave è che, proverbialmente tonti come sono, ci cascheranno molti al Nord (già convinti che ci sarà un aumento delle tasse), con tanti saluti al consenso popolare, per l’ennesimo trionfo della furbizia meridional-democristiana.

Vale la pena creare le condizioni affinché questo accada?

PUNTO DI SVOLTA (sull’oggi e il domani della politica italiana).

I documenti della Procura di Milano sono ora in Parlamento, alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, così domani, senza dubbio, potremo trovare tutto sui giornali (anche se per legge non si potrebbe): intercettazioni, teorie e quant’altro. Avendo chiesto il rito immediato, si suppone che la Procura abbia prove evidenti per sostenere le accuse (prostituzione minorile e concussione). Staremo a vedere.

Personalmente resto dell’idea che l’accusa di prostituzione minorile sia indimostrabile, mentre quella di concussione, legata alla precedente, parrebbe essersi già dimostrata infondata secondo le dichiarazioni della Questura di Milano.

Al netto di tutto questo, comunque, rimane ciò che giudiziariamente non è perseguibile ma che senza dubbio macchia (ma questa è cosa nota) Silvio Berlusconi: ovvero, le sue frequentazioni e il suo stile di vita.

E in ogni caso, siamo, questa volta pare davvero, a un punto di svolta.

Dopo 16 anni, magistrati deviati che sperperano denaro pubblico in inchieste e rilascio di intercettazioni col solo scopo politico (esponenti di una casta di intoccabili che non pagano mai le proprie colpe, come per esempio nei casi, anche recenti, di mafiosi condannati che escono dal carcere per decorrenza dei termini di presentazione delle motivazioni di condanna), Carlo De Benedetti (arci-nemico di Berlusconi, editore del Gruppo Editoriale L’Espresso / La Repubblica e tesserato PD) e una Sinistra incapace di offrire un’alternativa politica, sono riusciti a sputtanare definitivamente Berlusconi.

Ora, dunque, due sono gli scenari che si aprono all’opinione pubblica: 1. Berlusconi è un conclamato puttaniere ma non ha compiuto alcun reato / 2. Berlusconi è un conclamato puttaniere e ha compiuto il reato di prostituzione minorile. Il primo scenario è stabile e datato e, se non si trasforma nel punto 2, il Presidente del Consiglio continuerà la sua lenta discesa ma molto probabilmente non ci saranno scossoni. Il secondo scenario sarebbe inedito e ovviamente devastante (per lui e forse per l’intera alleanza ora al Governo).

In ogni caso, Berlusconi appare in declino e la sua fine, come giustamente da tempo dicono a Sinistra, è solo una questione di tempo e perciò lo stesso Premier, ora più che mai, deve rendersene conto.

Cosa faranno, allora, il Centrodestra e i suoi elettori?

Si ritorna a ciò che scrissi all’indomani dello scoppio del caso Ruby (“Stavolta Silvio l’ha fatta grossa” del 29 ottobre 2010): c’è da pensare al “dopo Berlusconi”. Che farà il Pdl? Che farà la Lega? Chi sarà il successore? Fini e Casini sapranno ereditare il consenso berlusconiano?

Non esistono risposte certe. Si sa, però, che la Lega, impersonata da Bossi (e forse ancor di più dai silenzi di Maroni) parla sempre meno di Berlusconi (non che l’abbia mai fatto molto, in verità) e sempre più di Federalismo, ovvero: “Portiamo a casa il federalismo fiscale e poi si vedrà”. Ossia: usiamo Berlusconi finché ci serve per portare a casa qualcosa di concreto (praticamente l’unica cosa concreta di cui un partito parla, ultimamente) e poi regoliamoci con la sua posizione sempre più indifendibile (politicamente, s’intende, non certo giudiziariamente, materia attorno alla quale i partiti non dovrebbero mai discutere).

Passa il federalismo fiscale, la Lega fa pressioni su Berlusconi il quale è costretto a dimettersi (a prescindere da una condanna) per chiedere le elezioni anticipate magari già con Tremonti candidato premier? Probabilmente, l’ultima parte (Tremonti candidato premier) sarà possibile solo in caso di condanna per prostituzione minorile… Ma Tremonti premier potrebbe essere la soluzione a un risultato elettorale di parità al Senato.

Resta, comunque, che senza una figura al contempo forte e “unitaria” (cioè forte sia al Nord, sia al Sud) come Berlusconi (figura che né Tremonti, né Fini, né Casini potranno mai essere), il Centrodestra e di conseguenza l’intera politica italiana (anche, dunque, se una tale figura dovesse essere trovata a Sinistra), finalmente non potranno più essere come prima: la separazione naturale Nord/Sud sarà inevitabile e in quel momento solo chi da tempo ha profetizzato (e auspicato) tale scenario saprà mostrarsi credibile e pronto.

Il sogno indipendentista è vivo più che mai.

28/30 (su chi chiacchiera e chi fa).

Certo non lo dico io per primo… Già alla notizia di ieri (l‘arresto del boss Iovine) la cosa si era resa evidente da sé e giustamente puntualizzata da chi di dovere: quando si entra nell’argomento Mafia (e ‘Ndrangheta o Camorra), in Italia c’è chi chiacchiera… E c’è chi fa. Ma poi mica solo per quanto riguarda l’argomento Mafia… Un po’ per tutto.

Arrestato il 28esimo grande latitante su 30, in 2 anni. Come dice Maroni, 1 al mese. Latitante da quanti anni? 14.

A questo punto sorge spontanea una serie di domande: com’è possibile che in 14 anni non si sia mai riusciti ad arrestare Iovine? Com’è possibile che in questi 2 anni siano stati arrestati 28 dei 30 più pericolosi boss latitanti da decine di anni? Com’è possibile che solo ora, pare, si stia facendo qualcosa di davvero concreto contro la malavita organizzata? Certo, non possiamo dire che la si stia sconfiggendo, c’è ancora molto da farespecialmente al Nord, come giustamente ricorda Saviano al netto delle fregnacce sulla Lega collusa.

Sulla Mafia si è parlato tanto, fino a ieri, e quanto è stato fatto? Fino a ieri.

Oggi le cose paiono diverse.

IL METODO SANTORO-TRAVAGLIO-SAVIANO (sul non diritto di replica).

Rimaniamo sull’argomento di ieri e cioè sullo sciagurato intervento di Saviano a “Vieni via con me”: un lungo monologo sulla ‘Ndrangheta al Nord condito d’infamanti accuse a un intero partito politico, la Lega Nord. Accuse basate sul caso di Angelo Ciocca, consigliere regionale della Lega in Lombardia, fotografato in compagnia di un avvocato sospettato d’essere un capo della ‘Ndrangheta. Angelo Ciocca NON è indagato (e Saviano lo sa, tanto che lo dice), nessuna inchiesta lo riguarda… Eppure il chiacchiericcio che tanto piace a certa intellighenzia e giornalisti diventa per Saviano argomento valido per accertare la collaborazione tra ‘Ndrangheta e Lega.

Macchina del fango? Eccone un bell’esempio. Ma vabbè, cose già dette.

La novità del giorno sta nel rifiuto di Loris Mazzetti, capostruttura di RaiTre e responsabile di Vieni via con me, di ospitare la doverosa replica di Maroni.

Inutile ricordare che, a differenza di ciò che dice Mazzetti, rispondere in altre sedi informative non è la stessa cosa che rispondere nella stessa sede del monologo accusatore. Questo lo sa anche un bambino. L’unico a non saperlo sembra Mazzetti.

Ma non si era in una dittatura mediatica della maggioranza di Governo? Da quando in qua una dittatura mediatica di tale tipo prevede il rifiuto di trasmettere un faccia a faccia, e cioè prevedere un contraddittorio, all’interno di una trasmissione che di fatto è di informazione politica, a tutela di un esponente del Governo?

Ma questo, come dice Sallusti, è il metodo Santoro-Travaglio, ora Santoro-Travaglio-Saviano: monologo che “si basa su fatti” (bisogna vedere, però, quali) ma che non prevede alcun diritto di replica, regola elementare della democrazia.

Ma questi personaggi non si appellano continuamente al rispetto delle regole? Beh, certo, ma evidentemente quando non devono rispettarle loro.

Cose dell’altro mondo. Anzi, d’Italia.

IL MESSIA HA PARLATO: LA LEGA E’ COLLUSA CON LA ‘NDRANGHETA (sull’intervento di Saviano a “Vieni via con me”).

E così il Messia ha parlato. Così colui che lamentandosi della censura dice sempre quel che vuole, colui che mille volte minaccia di lasciare l’Italia e mai se ne va, colui che in quanto Eletto fa politica ma non fa politica… Ecco, Egli ha parlato. E ha così ha sentenziato: la ‘Ndrangheta interloquisce con la Lega, perciò la Lega è collusa con la ‘Ndrangheta.

Finalmente ora sappiamo davvero cos’è la Lega Nord: un’organizzazione a delinquere che con la ‘Ndrangheta si spartisce il potere e i loschi traffici in Lombardia, nuova Terra Promessa della malavita calabrese, ora in società con Bossi & Co.

Finalmente ora sappiamo chi non dovremo votare, perché l’Unto ha parlato.

Proprio ieri si parlava di Intoccabili…  E proprio ieri sera Roberto Saviano, dal pulpito della sua cattedrale mediatica, investito della facoltà divina di lanciare accuse senza contraddittorio, Egli, il Cavaliere senza macchia e senza peccato, l’Intoccabile per eccellenza, scaglia il suo anatema contro la Lega.

In Lombardia la ‘Ndrangheta si sta infiltrando e diventa sempre più potente. La colpa? Ovvio, della Lega, che in quelle terre governa incontrastata e che per statuto dettato dall’ideologo Gianfranco Miglio convive con l’associazione a delinquere calabrese e la favorisce, spartendo con essa il territorio e gli interessi.

Qualcuno dica a Saviano che la Lega non governa tutta la Lombardia, e nemmeno gran parte.

Qualcuno gli dica che grazie al Ministro dell’Interno, tale Roberto Maroni, ‘Ndrangheta, Mafia e Camorra subiscono ogni giorno colpi mortali con l’arresto di migliaia di appartenenti, confisca dei beni e riutilizzo degli stessi per la società civile come mai prima. MAI.

Qualcuno gli dica che la ‘Ndrangheta al Nord è arrivata grazie al trasferimento dei suoi esponenti nelle carceri di Lombardia, Piemonte e Veneto negli anni Ottanta, cosa contro la quale la Lega Nord, unico partito, si era sempre battuta.

Qualcuno gli dica che non tutto il mondo è come la sua Campania: non tutto il mondo vede la mafia a capo di un sistema cultural-socio-politico-economico accettato. Non in tutto il mondo l’illegalità è il principio primo del patto sociale come nella sua Campania.  In altre parti del mondo, la mafia non è sistema, bensì semplicemente un’associazione a delinquere che ovviamente cerca di infiltrarsi nelle economie sviluppate… Ma non fa sistema. Come nella sua Campania.

Ah! E qualcuno gli ricordi che Roberto Maroni è della LEGA NORD.

Fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/10/11/16/saviano-vieni-via-con-me-ndrangheta-lega.html

LANA CAPRINA, AMBIZIONI PERSONALI E DISEGNO CONTRO IL NORD (su Fini e la crisi).

Sicché i pronostici (o almeno il mio) non sono stati rispettati. Pare proprio che Fini abbia “avuto le palle” di aprire la crisi. Attenti, però, non ha annunciato una mozione di sfiducia. La cosa sembra questione di lana caprina ma non lo è. O almeno, di fatto lo è ma poiché il tutto rientra in una crisi che si regge totalmente su questioni di lana caprina, anche questionare di lana caprina diventa sostanziale.

Vediamo di capirci: Fini chiede le dimissioni di Berlusconi (ma… e le sue di dimissioni dalla Presidenza della Camera???) ma non annuncia una sfiducia, bensì solo che se il premier non si dovesse dimettere per far nascere non si sa che (come sempre Fini parla parla ma praticamente non dice niente), egli ritirerà la delegazione futurista dal Governo (un viceministro e qualche sottosegretario).

Ma non parla di sfiducia.  Pare, infatti, che voglia un rimpasto di Governo con (forse) Tremonti a capo per fare una nuova legge elettorale (Eh, ma quale? Anche qui non è dato sapersi… E poi, perché un mese fa votò la fiducia? Cos’è cambiato, in sostanza, da allora?).

In ogni caso, poiché Berlusconi molto probabilmente non si dimetterà, PD, IDV e UDC presenteranno una mozione di sfiducia (e quindi non direttamente Fini) che FLI voterà. Per fare che? Già lo si sa: chiedere a Napolitano di fare un governo dei vinti che prepari una nuova legge elettorale che alle ormai sicure elezioni successive (probabilmente a marzo) non dia la maggioranza a Lega e PDL nemmeno alla Camera (al Senato non ci sarebbe comunque, secondo i sondaggi), così da fare del polo centrista (FLI, UDC e MPA) il determinante, ultra-meridionalista ago della bilancia che si contrappone alla Lega.

Insomma, tutta quest’assurda crisi per un’ambizione personale di Fini e nessuna questione sostanziale, se non, in effetti, una: bloccare la Lega e il Federalismo, ovviamente a tutto vantaggio del sistema culturalmente mafioso e clientelare del Sud che vede il federalismo fiscale, con l’entrata dei costi standard (paletti oltre i quali le regioni non potranno andare nella spesa, vedi sprechi e assunzioni pubbliche in cambio di voti e potere, ultimo esempio la giunta siciliana capeggiata da Lombardo, leader dell’MPA) come fumo negli occhi.

Sorge ora una domanda spontanea: che faranno i cittadini del Nord? Sapranno finalmente rendersi conto di quest’ennesima presa in giro o continueranno a farsi mungere per mantenere un intero sistema parassitario? Noi così tonti che abbiamo sempre dato fiducia ai partiti nazionali, sapremo ribellarci?

Perché è proprio questo il punto: i partiti nazionali (tutti, PDL compreso, sia chiaro) sono per forza invischiati nelle logiche clientelari meridional-mafiose… Se non lo fossero, infatti, non potrebbero avere consenso al Sud, giacché lì tutto il sistema politico-economico si basa su quello.  Continuando a votarli, il Nord rimarrebbe eternamente vittima dell’ingiustizia meridionalista.

Insomma, la cosa è diventata finalmente evidente a tutti, a prescindere da Lega o non Lega: è giunta l’ora di svegliarci davvero e opporci con tutte le forze a questo disegno contro il Nord.

Una volta per tutte.

STAVOLTA SILVIO L’HA FATTA GROSSA (e sul sogno Maroni).

Che anche stavolta, come da anni oramai, si assista al solito, noioso show gossipparo su Berlusconi e le sue abitudini, basato su storie e storielle, interrogatori che dovrebbero essere segreti e invece vengono passati dalle procure ai soliti giornali (ovviamente questo non succede se gli interessati si chiamano Fini, per esempio), inchieste giornalistiche da una parte serie e dall’altra strampalate, perfetti strumenti che alimentano la morbosa curiosità dell'”Uomo Qualunque”… è evidente a tutti. E fin qui nulla di strano.

Stavolta però, al netto di ciò, c’è qualcosa di diverso dagli insulsi casi Noemi e D’Addario. Stavolta c’è il (presunto) abuso di potere: la telefonata diretta da Palazzo Chigi alla Questura di Milano per il rilascio immediato di tale Ruby, diciassettenne a caccia di fama fermata dalla Polizia nel maggio scorso, a seguito di una denuncia per furto (3000 euro) sporta dall’ex coinquilina.

È un avvenimento tutto da chiarire e infatti pare che la Questura stia già precisando che il normale procedimento (fermo e interrogatorio) non è stato in alcun modo alterato.

In ogni caso, pare anche che la telefonata ci sia stata. La cosa, dunque, richiede un adeguato approfondimento e le considerazioni del caso. Insomma, sempre se tutto verrà ufficialmente confermato, il Berlusca stavolta l’ha fatta davvero grossa. Lasciamo perdere le accuse di relazione con minorenne che non stanno né in cielo, né in terra… Parliamo di abuso di potere: non è possibile, infatti, che la Presidenza del Consiglio intervenga per far rilasciare una persona denunciata per furto. Evidentemente è una cosa grave e il Presidente del Consiglio dovrà dare spiegazioni.

Tutto ciò, secondo molti, rientra nella presunta fase di declino di Berlusconi. A dir la verità, i dati elettorali e i sondaggi fatti finora dimostrano che il consenso verso Berlusconi è ancora molto alto. Forse da oggi, però, le cose non staranno più così.

Si ripropone, allora, un discorso che ora appare più sostanziale di ieri: gli scenari post-Berlusconi e la sua successione nel Centrodestra. Sono stati fatti tanti nomi, da Fini a Tremonti, fino ad Alfano. Eliminando in partenza l’inconsistente Fini, personalmente credo (ma in realtà si tratta essenzialmente di un sogno) che la persona più giusta per guidare il Centrodestra (cioè Pdl – o meglio, quel che ne resterà una volta defilatosi Berlusconi – e la Lega), sia il ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Maroni è oggettivamente una personalità politica (più di Tremonti, che resta pur sempre più un tecnico che un politico) di alto profilo istituzionale, pragmatica, capace e che gode di un alto gradimento del suo operato, grazie alla poderosa lotta alla Mafia che sta fruttando risultati mai visti prima, alla lotta all’immigrazione clandestina e alla tolleranza zero verso gli ultrà.

Maroni, però, è della Lega Nord e se pure ben visto in tutta Italia, difficilmente sarebbe votato aldilà del Rubicone. Un vero peccato.

In ogni caso, quando Berlusconi se ne andrà, inevitabilmente, Maroni o no, si verificherà ciò che Bossi da anni profetizza: la definitiva spaccatura tra Nord (nel quale, presumibilmente, sfonderà la Lega) e Sud (disperatamente ancorato alle sirene assistenzialiste democristiane e finiane). E allora, finalmente, nessuno potrà più rimandare il federalismo politico. Prima che si giunga (magari) alla secessione.

Ogni tanto è bello sognare.

 

 

 

PETIZIONI SCONCLUSIONATE 2 (sull’opposizione alla laurea honoris causa a Bossi).

Come anticipato ieri, oggi mi occuperò della seconda sconclusionata petizione online. Riguarda il presunto conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione a Umberto Bossi. Così recita il testo della “nobile” causa: No alla laurea honoris causa in scienze della comunicazione a Bossi. Opponiamoci a questo ennesimo, osceno sberleffo ai danni dell’Università italiana. Seguono, poi, tra i commenti, i soliti insulti.

A parte che l’Università italiana in quanto tale non c’entra assolutamente nulla, questa “petizione” (tecnicamente, comunque, non mi pare abbia ancora assunto ufficialmente tale forma) appare evidentemente ridicola, dato che se qualche università vorrà dargli la laurea honoris causa, gliela darà liberamente, senza bisogno che si faccia un “referendum” a riguardo.

Poi, nel merito, ognuno la pensa come vuole ed è libero di farlo. Il sottoscritto, per esempio, che certo non pretende di condizionare quella fantomatica Università ma esprime una semplice opinione che vale per quello che è, crede che la meriterebbe eccome. Altri, legittimamente, senza gridare allo scandalo e all’“osceno sberleffo” e senza lanciare un appello “contro”, pensano il contrario. Ci sta.

Il cuore della questione, infatti, sta nel “modus ragionandi” radical chic basato su presunzione di superiorità, dileggio (quando non insulto), denigrazione, demonizzazione e snobistica ironia che da sempre contraddistingue molti degli aderenti a tali cause, soprattutto se riguardano Bossi e la Lega, quando non Berlusconi.

Ma vogliamo tornare al merito? Ebbene, aldilà delle simpatie politiche che si possono avere o non avere, aldilà della condivisione o meno delle idee bossiane, discettando all’interno della sola materia “comunicazione”, non basta l’evidenza di un uomo che ha creato un partito dal nulla e l’ha portato ad essere il primo in molte parti del Nord (primo in Veneto e secondo i più recenti sondaggi anche in Lombardia, attorno al 12-13% su base nazionale); non basta l’evidenza di un leader politico che col federalismo ha anticipato di 20 anni l’agenda politica italiana; non basta l’evidente innovazione della comunicazione politica che certo non è solo gestacci e parolacce ma – guardando i fatti e non le chiacchiere – soprattutto grande capacità di intercettare i bisogni reali della gente; non basta l’aver introdotto la Questione Settentrionale e aver creato un evento senza precedenti come la 3 giorni padana del 1996; non basta l’aver scardinato la tradizionale contrapposizione destra/sinistra proponendo un altro tipo di dualismo (centralismo/federalismo) e aver dato vita all’unico, ormai, vero partito popolare, lontano da ogni élite intellettualoide estranea alla realtà…

No, tutto questo non basta. Perché l’accecante presunzione di superiorità intellettuale e morale impedisce ogni qualsiasi osservazione obiettiva della realtà, lasciando spazio solamente all’esaltazione della propria forma (avendo dimenticato, ormai, ogni vago ricordo di sostanza) e alla denigrazione di quella altrui, in un’estasi di ebbro auto-compiacimento.

Fonti: http://www.causes.com/causes/513067?m=9e4cc0c7&recruiter_id=21030181