DAI CHE CE LA FAI (verso il 6 aprile).

Ci sarebbe molto da scrivere… Ma scrivere cosa? Cose evidenti che perciò risulta inutile ribadire: Berlusconi verrà processato il 6 aprile, giudicato da un collegio di tre donne (che non vuol dire niente… ma appare alquanto suggestivo), condannato (secondo il Gip la prova è “evidente” – ma se non fosse stata tale non sarebbe stato rinviato a giudizio immediato, condizione sine qua non per concederlo), dimissionato… E quindi (si spera) si andrà a elezioni.

Il PD si è già mosso per tempo, elemosinando un’alleanza con la Lega, indispensabile a tutti per prendere voti e governare, offrendole il Federalismo (ma non c’era un federalismo da votare, 2 settimane fa? E perché il PD aveva votato “No”?).

Oggi Bersani rilascia un’intervista-sviolinata – “che nemmeno D’Alema” – a La Padania; domenica Maroni era ospite a “Che tempo che fa” da Fazio (non credo di aver mai visto, lì, un ospite che non fosse di Sinistra o comunque, almeno in un momento contingente, “anti” o in disaccordo con il Governo); qualche giorno fa Napolitano minacciava di sciogliere le Camere… non si sa in base a cosa (ma il Governo non ha ancora una maggioranza?).

Insomma, siamo alla frutta, in un Paese immobile che non cambia mai, schiavo di mille interessi diversi, senza competitività, perennemente impaludato, ostaggio di partiti nazionali che per forza di cose s’impelagheranno sempre nel peggiore meridionalismo assistenzialista

Un Paese in cui l’arroganza e l’ipocrisia sinistroide si auto-assurgono a sola vera “cultura”, mentre il Pdl è il più eloquente esempio di teatrino di marionette napoletane e Fini esalta la sua nullità.

Un Paese che perde tempo a ciarlare su 150 anni di unità nazionale di una nazione inesistente.

A quando una sana rivoluzione secessionista? Quando ci si (democraticamente) sveglierà?

10 DAYS AFTER (su chi si ricorda del Veneto e chi se ne frega).

Finalmente, 10 giorni (DIECI GIORNI) dopo il disastro, qualcuno si vede. Sono Bossi e Berlusconi in visita al Veneto alluvionato (Ah! E domani ci sarà anche Napolitano… Qualcuno deve avergli ricordato che non esiste solo Napoli). Vabbè, meglio che niente.  Era ciò che dovevano fare e, anche se in ritardo, l’hanno fatto. Era importante la presenza del Governo, la presenza dello Stato, e per fortuna è arrivata.

Di chi ha tanto a cuore le sorti dell’Italia, come Fini, che, ricordiamolo, non è solo un leader politico ma anche una carica istituzionale (quel Presidente della Camera che tanto gli piace essere), nemmeno l’ombra.  Anzi, è tutto impegnato nel far cadere quel Governo che dovrebbe finanziare gli aiuti e la ricostruzione. Ottimo esempio di responsabilità istituzionale.

Ma lasciamo ad altri le infinite e inutili lamentele. Lasciamo ad altri il piagnisteo sempre prontamente seguito da alluvioni sì, ma di soldi. I nostri.

D’altronde, noi Veneti siamo fatti così, ce la prendiamo sempre in quel posto. Ma dopotutto è colpa nostra. Continuiamo a non voler capire che siamo solo una mucca da mungere? E allora, giusto, facciamoci mungere.

Siamo sempre i primi, con i nostri volontari, le nostre donazioni e le nostre tasse (dobbiamo ricordare gli aumenti della benzina per i vari terremoti e alluvioni in giro per l’Italia?) a soccorrere le altre regioni in difficoltà ma i primi a essere ignorati da politica nazionale e stampa (solo dopo le lamentele di Zaia, Mentana si è occupato della questione, anche, ma solo da ieri, promuovendo una sottoscrizione volontaria assieme al Corriere della Sera) quando tocca a noi? Ben ci sta, d’altronde “lavora e tasi” non è calabrese, napoletano, abruzzese o romano. E’ veneto.

Perlomeno, mentre Fini, Casini e Bersani fanno le loro convention e non dedicano nemmeno una parola di solidarietà al Veneto nei loro illuminati discorsi, Bossi e Berlusconi, con il dovuto ritardo, se ne ricordano, promettendo aiuti adeguati.

Staremo a vedere.

LANA CAPRINA, AMBIZIONI PERSONALI E DISEGNO CONTRO IL NORD (su Fini e la crisi).

Sicché i pronostici (o almeno il mio) non sono stati rispettati. Pare proprio che Fini abbia “avuto le palle” di aprire la crisi. Attenti, però, non ha annunciato una mozione di sfiducia. La cosa sembra questione di lana caprina ma non lo è. O almeno, di fatto lo è ma poiché il tutto rientra in una crisi che si regge totalmente su questioni di lana caprina, anche questionare di lana caprina diventa sostanziale.

Vediamo di capirci: Fini chiede le dimissioni di Berlusconi (ma… e le sue di dimissioni dalla Presidenza della Camera???) ma non annuncia una sfiducia, bensì solo che se il premier non si dovesse dimettere per far nascere non si sa che (come sempre Fini parla parla ma praticamente non dice niente), egli ritirerà la delegazione futurista dal Governo (un viceministro e qualche sottosegretario).

Ma non parla di sfiducia.  Pare, infatti, che voglia un rimpasto di Governo con (forse) Tremonti a capo per fare una nuova legge elettorale (Eh, ma quale? Anche qui non è dato sapersi… E poi, perché un mese fa votò la fiducia? Cos’è cambiato, in sostanza, da allora?).

In ogni caso, poiché Berlusconi molto probabilmente non si dimetterà, PD, IDV e UDC presenteranno una mozione di sfiducia (e quindi non direttamente Fini) che FLI voterà. Per fare che? Già lo si sa: chiedere a Napolitano di fare un governo dei vinti che prepari una nuova legge elettorale che alle ormai sicure elezioni successive (probabilmente a marzo) non dia la maggioranza a Lega e PDL nemmeno alla Camera (al Senato non ci sarebbe comunque, secondo i sondaggi), così da fare del polo centrista (FLI, UDC e MPA) il determinante, ultra-meridionalista ago della bilancia che si contrappone alla Lega.

Insomma, tutta quest’assurda crisi per un’ambizione personale di Fini e nessuna questione sostanziale, se non, in effetti, una: bloccare la Lega e il Federalismo, ovviamente a tutto vantaggio del sistema culturalmente mafioso e clientelare del Sud che vede il federalismo fiscale, con l’entrata dei costi standard (paletti oltre i quali le regioni non potranno andare nella spesa, vedi sprechi e assunzioni pubbliche in cambio di voti e potere, ultimo esempio la giunta siciliana capeggiata da Lombardo, leader dell’MPA) come fumo negli occhi.

Sorge ora una domanda spontanea: che faranno i cittadini del Nord? Sapranno finalmente rendersi conto di quest’ennesima presa in giro o continueranno a farsi mungere per mantenere un intero sistema parassitario? Noi così tonti che abbiamo sempre dato fiducia ai partiti nazionali, sapremo ribellarci?

Perché è proprio questo il punto: i partiti nazionali (tutti, PDL compreso, sia chiaro) sono per forza invischiati nelle logiche clientelari meridional-mafiose… Se non lo fossero, infatti, non potrebbero avere consenso al Sud, giacché lì tutto il sistema politico-economico si basa su quello.  Continuando a votarli, il Nord rimarrebbe eternamente vittima dell’ingiustizia meridionalista.

Insomma, la cosa è diventata finalmente evidente a tutti, a prescindere da Lega o non Lega: è giunta l’ora di svegliarci davvero e opporci con tutte le forze a questo disegno contro il Nord.

Una volta per tutte.

PALLE, MARASMA E SPERANZA (sulla caduta del Governo)

Siamo al marasma. E i professionisti del marasma danno il meglio di sé. L’ennesimo polverone sollevato dal caso Ruby (e cioè dai magistrati che puntualmente non rispettano il segreto istruttorio), dall’infelice frase sui gay e ora, pare, anche dalle mille nuove escort sparse in tutta Italia, ha favorito una nuova ondata di sinistrorsa indignazione.

Ma di questo, sinceramente, chissenefrega. Il fatto, però, è che siamo in un’insostenibile situazione di caos. E alla fine il Governo Berlusconi cadrà.

Ma mica per Ruby, gay o le escort… Semplicemente per l’ambizione di Fini che nel weekend darà le dimissioni da Presidente della Camera e aprirà ufficiosamente la campagna elettorale (il suo nome nel neonato simbolo di Futuro e Libertà è un chiaro indizio).

Ma allora Fini farà cadere il Governo? Certo che no. Per far cadere il Governo ci vogliono le palle. E lui le palle non le ha. Non lo farà, dunque, perché non vuole prendersene la responsabilità per poi, probabilmente, venire punito dal suo (potenziale) elettorato.

Resta il fatto, però, che a gennaio il Governo cadrà. Tra le righe (ma mica tanto), qualcuno lo ha già detto: lo farà cadere. Questo qualcuno è Bossi. Toccherà a lui prendere in mano le redini della situazione: a gennaio verrà approvato il Federalismo fiscale e allora, finalmente, si porrà fine all’ormai insostenibile pagliacciata finiano-berlusconiana “ti caccio io / no, mi cacci tu”.

E allora che succede? Sarà da vedere cosa farà Napolitano: governo dei vinti o elezioni anticipate?

PD, Udc e Fini le elezioni non le vogliono, ché sanno di perdere ancora. Meglio prima riscrivere la legge elettorale per fare in modo non di vincere, perché non ci riuscirebbero mai, ma almeno di far uscire un risultato di parità tra i 3 poli che giustificherebbe un governo di “grosse koalition” in puro stile democristiano.

Eccolo qua, allora, il punto: ritorna la DC. E peggior cataclisma non potrebbe succedere.

L’unica speranza sono le elezioni anticipate e una titanica campagna elettorale che porti Bossi e Berlusconi (sempre che Berlusconi si ripresenti davvero… E il sogno proibito resta Maroni) a vincere da soli anche al Senato.

Come sognare, è bello anche sperare.