INTERROGAZIONI SCONCLUSIONATE (la lingua italiana, questa sconosciuta).

A quelli del PD non dev’essere proprio andato giù il rifiuto bossiano di far cadere Berlusconi per far passare il federalismo. È sempre la solita storia: la Lega e i suoi voti, come i suoi parlamentari, fanno comodo a tutti, perciò quando può servire viene incensata e corteggiata (come Bersani qualche settimana fa), quando invece non si presta al giochetto… Giù di tutto.

Certo, Bossi se le va sempre a cercare (e lui si diverte un casino) e le sue proverbiali sparate, pur avendo tutte le carte in regola per non fare più notizia, ormai, la notizia la fanno sempre.

Oggi parliamo delle famigerate armi che lo stesso Bossi avrebbe chiesto a Gheddafi, all’epoca della secessione. Si tratta dell’ultimo delirio del Colonnello al quale il Ministro per le Riforme ha risposto nel seguente modo: «Ma vi pare. Per fortuna abbiamo tantissimi uomini e le armi si fanno in Lombardia».

La frase è naturalmente discutibile e sicuramente, come molte altre volte, Bossi avrebbe potuto risparmiarsela… Ma il punto non è questo (ché tanto già ci penseranno in molti – i soliti – a versare fiumi d’inchiostro). Il punto è che Ettore Rosato, membro dell’Ufficio di presidenza del gruppo del PD alla Camera, annuncia un’interrogazione al Ministro della Difesa, con questa motivazione: «Il governo spieghi le parole gravi di un suo esponente: Umberto Bossi ha infatti sostenuto di non aver alcun bisogno di chiedere aiuto a Gheddafi per la secessione della Padania visto che la Lega dispone di tantissimi uomini e armi, tra l’altro prodotte in Lombardia».

Evidentemente, Ettore Rosato deve aver problemi con la lingua italiana e la sua comprensione. Bossi, infatti, non ha detto di avere armi, bensì tanti uomini (e che la Lega abbia parecchi voti e sia capace di mobilitare migliaia di persone – proprio come il PD – è risaputo), aggiungendo che le armi si fanno in Lombardia (cosa altrettanto risaputa). Insomma: se proprio avesse avuto bisogno di armi (cosa ipotetica ed evidentemente iperbolica), di certo non le avrebbe chieste a Gheddafi, visto che si producono in Lombardia.

C’è da chiedersi se quelli del PD abbiano proprio così tanto tempo da perdere per chiedere inutili e sconclusionate interrogazioni parlamentari. Ma forse (forse, eh?), oltre a far firmare a Lenin e Superman insulse richieste di dimissioni di Berlusconi , è l’unica cosa che sanno fare.

CHI SARÀ IL PROSSIMO? (sul caos Pdl)

E così Stefania Prestigiacomo lascia il Pdl e va nel Gruppo Misto. Questo perché il suo stesso partito vota contro una sua richiesta di spostamento delle votazioni su un provvedimento per la libera imprenditorialità e dai banchi del Pdl volano addirittura richieste di dimissioni del Ministro dal Governo.

La specificità del caso conta poco… Quel che emerge è l’ennesima figura di m…a all’interno del Pdl (ma fin qua, “chissenefrega”) che, cosa che più importa, si riverbera sull’intero Governo.

Non bastavano Cosentino, Scajola, Verdini, Fini, Bocchino, Carfagna, Mussolini e Bondi… No, ci voleva anche la Prestigiacomo e l’ennesima lotta intestina. Chi sarà il prossimo?

Per una volta tocca dar ragione a Bersani, uno che di queste cose se ne intende: nel Pdl (e nel Governo) regna il caos.

E qualcun altro, oltre a lui, comincia a stufarsi.

314 A 311 (sulla sconfitta di Fini, i fascisti di Sinistra e la necessità del voto).

E così, alla fine, la battaglia più importante (non ancora la guerra) l’ha vinta Berlusconi. Anzi, l’ha persa Fini: è lui, infatti, il grande sconfitto e Berlusconi non può davvero dirsi vincitore, dato che in ogni caso, con 314 voti a favore, non supera nemmeno la soglia minima per avere la maggioranza assoluta di 316 voti (questo perché i deputati sono 630 e non tutti oggi hanno votato, tra assenze e astensioni).

Questo significa 2 cose: la prima, che Fini, colui che ha creato la paralisi degli ultimi mesi e tenuto l’intero Paese sotto scacco comodamente seduto sullo scranno più alto della Camera dei Deputati, esce politicamente devastato dallo scontro ed è auspicabile che si dimetta; la seconda, che Berlusconi vince sì lo scontro personale (unico motivo, in ogni caso, che sta alla base di tutta la faccenda) ma in verità, sostanzialmente, non vince niente, poiché da un minuto dopo la 38esima fiducia incassata dal 2008 a oggi, non ha comunque una maggioranza politica solida per poter governare.

Il Governo rimane in carica, dunque. Ma fino a quando?

Ora Berlusconi può sperare in un allargamento della falla creatasi in FLI con l’abbandono della barca da parte di qualche altra “colomba” che ha maldigerito il voto di sfiducia imposto da Fini… Ma in ogni caso, anche così non si potrà andare avanti.

Apertura all’UDC? Casini ha già ri-declinato l’invito e in ogni caso la Lega non lo permetterebbe mai (e ci mancherebbe altro: impossibile accettare nella maggioranza l’unico partito che ha votato contro il federalismo fiscale).

E allora? E allora si ritorna sostanzialmente da capo, solo con un Fini molto più debole di prima, non più (almeno ufficialmente) determinante. Ma si ritorna comunque da capo, ancora appesi a 1 o 2 voti ogni volta che si dovrà votare un provvedimento.

Nel frattempo, migliaia di manifestanti (studenti, centri sociali, Black Block, “precari” e sindacalisti FIOM) usano il pretesto della riforma Gelmini per “sfiduciare il Governo dal basso assediando i palazzi del potere”, come dichiarano in uno dei loro slogan. Assedio, dunque, e petardi, bombe carta, tavoli e sgabelli rubati ai bar e prontamente lanciati (da alcuni di essi) su Palazzo Madama (sede del Senato) e Palazzo Grazioli (residenza di Berlusconi), oltre che scontri di piazza con carabinieri feriti e auto date in fiamme : delle vere e proprie azioni fasciste contro le istituzioni democratiche (come ieri contro Bonanni e Bruno Vespa).

Ecco allora che una sola cosa è necessaria: indire nuove elezioni e rivolgersi democraticamente al popolo, che saprà, si spera, dare fiducia a chi vuole le riforme e spazzare via la palude democristiana meridionalista del “tutto cambi affinché nulla cambi”.

Contro i giochi di Palazzo e le squadracce fasciste di Sinistra, infatti, c’è una sola soluzione: la democrazia.

LE LAGNE DEL CINEMA, UN FILM GIÀ VISTO (sulla crisi che c’è per tutti).

L’Italia delle lagne non si ferma mai. E i campioni sono quelli della cultura e dello spettacolo. Così giù di manifestazioni, scioperiproteste, richieste di dimissioni al Ministro (chiunque esso sia)… Solita solfa. Un settore che pare morire senza le sovvenzioni statali e le agevolazioni fiscali. La crisi c’è ancora e in tutti i settori si registrano difficoltà, non si capisce dunque perché non debba essere così anche nello spettacolo e nella cultura.

No ai tagli! Ma se i soldi sono pochi, cari miei, sono pochi per tutti. Licenziamenti e persone che perdono il lavoro si trovano in tutte le categorie, eppure proteste e scioperi come quelli del cinema non se ne sono visti. Forse perché in altri settori non si aspetta sempre il sovvenzionamento statale (tranquilli, non stiamo parlando di Fiat, per la quale l’aiuto statale, diretto o indiretto che sia, non manca mai) e ci si dà da fare, secondo le regole del mercato.

In altri Paese, appunto, anche il cinema, lo spettacolo e la cultura seguono le regole del mercato e sono anch’essi business. In Italia no. Perché?

Certo, un sostegno alla cultura è doveroso ma è possibile che sia vitale? Quando impareranno i registi/produttori/teatranti italiani a darsi da fare, confrontarsi con il mercato, creare cultura e arte fruibile a tutti, senza snobismo e a finirla di piangere il morto?

LANA CAPRINA, AMBIZIONI PERSONALI E DISEGNO CONTRO IL NORD (su Fini e la crisi).

Sicché i pronostici (o almeno il mio) non sono stati rispettati. Pare proprio che Fini abbia “avuto le palle” di aprire la crisi. Attenti, però, non ha annunciato una mozione di sfiducia. La cosa sembra questione di lana caprina ma non lo è. O almeno, di fatto lo è ma poiché il tutto rientra in una crisi che si regge totalmente su questioni di lana caprina, anche questionare di lana caprina diventa sostanziale.

Vediamo di capirci: Fini chiede le dimissioni di Berlusconi (ma… e le sue di dimissioni dalla Presidenza della Camera???) ma non annuncia una sfiducia, bensì solo che se il premier non si dovesse dimettere per far nascere non si sa che (come sempre Fini parla parla ma praticamente non dice niente), egli ritirerà la delegazione futurista dal Governo (un viceministro e qualche sottosegretario).

Ma non parla di sfiducia.  Pare, infatti, che voglia un rimpasto di Governo con (forse) Tremonti a capo per fare una nuova legge elettorale (Eh, ma quale? Anche qui non è dato sapersi… E poi, perché un mese fa votò la fiducia? Cos’è cambiato, in sostanza, da allora?).

In ogni caso, poiché Berlusconi molto probabilmente non si dimetterà, PD, IDV e UDC presenteranno una mozione di sfiducia (e quindi non direttamente Fini) che FLI voterà. Per fare che? Già lo si sa: chiedere a Napolitano di fare un governo dei vinti che prepari una nuova legge elettorale che alle ormai sicure elezioni successive (probabilmente a marzo) non dia la maggioranza a Lega e PDL nemmeno alla Camera (al Senato non ci sarebbe comunque, secondo i sondaggi), così da fare del polo centrista (FLI, UDC e MPA) il determinante, ultra-meridionalista ago della bilancia che si contrappone alla Lega.

Insomma, tutta quest’assurda crisi per un’ambizione personale di Fini e nessuna questione sostanziale, se non, in effetti, una: bloccare la Lega e il Federalismo, ovviamente a tutto vantaggio del sistema culturalmente mafioso e clientelare del Sud che vede il federalismo fiscale, con l’entrata dei costi standard (paletti oltre i quali le regioni non potranno andare nella spesa, vedi sprechi e assunzioni pubbliche in cambio di voti e potere, ultimo esempio la giunta siciliana capeggiata da Lombardo, leader dell’MPA) come fumo negli occhi.

Sorge ora una domanda spontanea: che faranno i cittadini del Nord? Sapranno finalmente rendersi conto di quest’ennesima presa in giro o continueranno a farsi mungere per mantenere un intero sistema parassitario? Noi così tonti che abbiamo sempre dato fiducia ai partiti nazionali, sapremo ribellarci?

Perché è proprio questo il punto: i partiti nazionali (tutti, PDL compreso, sia chiaro) sono per forza invischiati nelle logiche clientelari meridional-mafiose… Se non lo fossero, infatti, non potrebbero avere consenso al Sud, giacché lì tutto il sistema politico-economico si basa su quello.  Continuando a votarli, il Nord rimarrebbe eternamente vittima dell’ingiustizia meridionalista.

Insomma, la cosa è diventata finalmente evidente a tutti, a prescindere da Lega o non Lega: è giunta l’ora di svegliarci davvero e opporci con tutte le forze a questo disegno contro il Nord.

Una volta per tutte.