DAI CHE CE LA FAI (verso il 6 aprile).

Ci sarebbe molto da scrivere… Ma scrivere cosa? Cose evidenti che perciò risulta inutile ribadire: Berlusconi verrà processato il 6 aprile, giudicato da un collegio di tre donne (che non vuol dire niente… ma appare alquanto suggestivo), condannato (secondo il Gip la prova è “evidente” – ma se non fosse stata tale non sarebbe stato rinviato a giudizio immediato, condizione sine qua non per concederlo), dimissionato… E quindi (si spera) si andrà a elezioni.

Il PD si è già mosso per tempo, elemosinando un’alleanza con la Lega, indispensabile a tutti per prendere voti e governare, offrendole il Federalismo (ma non c’era un federalismo da votare, 2 settimane fa? E perché il PD aveva votato “No”?).

Oggi Bersani rilascia un’intervista-sviolinata – “che nemmeno D’Alema” – a La Padania; domenica Maroni era ospite a “Che tempo che fa” da Fazio (non credo di aver mai visto, lì, un ospite che non fosse di Sinistra o comunque, almeno in un momento contingente, “anti” o in disaccordo con il Governo); qualche giorno fa Napolitano minacciava di sciogliere le Camere… non si sa in base a cosa (ma il Governo non ha ancora una maggioranza?).

Insomma, siamo alla frutta, in un Paese immobile che non cambia mai, schiavo di mille interessi diversi, senza competitività, perennemente impaludato, ostaggio di partiti nazionali che per forza di cose s’impelagheranno sempre nel peggiore meridionalismo assistenzialista

Un Paese in cui l’arroganza e l’ipocrisia sinistroide si auto-assurgono a sola vera “cultura”, mentre il Pdl è il più eloquente esempio di teatrino di marionette napoletane e Fini esalta la sua nullità.

Un Paese che perde tempo a ciarlare su 150 anni di unità nazionale di una nazione inesistente.

A quando una sana rivoluzione secessionista? Quando ci si (democraticamente) sveglierà?

EVIDENZE.

Evidenza 1: la casa di Montecarlo è stata venduta a un valore 4 volte più basso del valore di mercato ma di questo la Procura di Roma se ne frega.

Evidenza 2: la casa è di Tulliani e la Procura di Roma se ne frega ancora.

Evidenza 3: per quanto aveva inequivocabilmente annunciato, Fini dovrebbe dimettersi. Ma non lo fa.

Evidenza 4: quando l’indagato si chiama Fini, nessuno sa niente finché la Procura non chiede l’archiviazione. Quando si chiama Berlusconi lo sa il mondo intero nel giro di poche ore con dovizia di particolari.

Evidenza 5: i magistrati passano continuamente, andando contro il codice di procedura penale, documenti coperti da segreto istruttorio a certi giornalisti che, pubblicandoli, violano il codice penale.

Evidenza 6: nessun appartenente alla casta togata viene mai perseguito per tali abusi, a meno che non sia un consigliere laico del CSM di area Lega, e così è per i giornalisti, a meno che non siano de Il Giornale. Stiamo parlando della novità di giornata: per la storia degli amori clandestini di Ilda Boccassini sono state perquisite le case di Matteo Brigandì, ex deputato della Lega Nord, ora consigliere laico del CSM, e di Anna Maria Greco, cronista de Il Giornale.

Evidenza 7: le toghe politicizzate esistono e hanno un potere immenso.

Evidenza 8: negare il punto 7 è ridicolo.

Evidenza 9: qualcuno commenterà a questo post con altrettante evidenze anti-berlusconiane, anti-Lega o anti-sottoscritto.

Evidenza 10: chissenefrega.

ALDILÀ DELLE CIANCE (sul federalismo fiscale).

Che sia la settimana decisiva? Il 2 febbraio, a detta di molti, si preannuncia come il giorno della verità. E non per il caso Ruby e le fregnacce al seguito, quanto per il destino del Federalismo e più precisamente del decreto attuativo del federalismo (fiscale) municipale.

È un argomento che appassiona poco, in confronto ai festini di Arcore, eppure pare essere l’unica cosa seria di cui si occupa la politica, in questo periodo. Ma probabilmente appassiona poco proprio perché è una cosa seria. Dopo tutto, è inutile raccontarsela, il gossip piccante e lo scontro a suon di chiacchiere e insulti appassiona sempre, come il circo di romana memoria, come il calcio al Bar Sport, come le zuffe tra donne.

Giovedì Annozero toccava il fondo divulgando il cellulare di Berlusconi; due giorni dopo, Libero si vendicava con la pubblicazione di quello di Santoro (grande contro-scorrettezza… Ma che goduria!); ieri sera Porta a Porta era un baillame e il capogruppo dell’Idv Donadi, apprendendo dall’ANSA che Nadia Macrì non poteva aver visto Ruby prendere soldi da Berlusconi perché non era ad Arcore gli stessi giorni della ragazza marocchina, dichiarava: “Non faremo mica un processo con le agenzie di stampa…”, dimenticandosi che è il suo sport preferito; ancora ieri sera Berlusconi interveniva telefonicamente a “L’Infedele” di Gad Lerner, spendendosi nel suo solito contrattacco difensivo e facendoci chiedere il senso di tali interventi.

Niente di nuovo sotto il sole, per carità… Ma che tristezza.

Per fortuna, comunque, le cose serie, quelle che servono, esistono ancora. Siamo tornati al Federalismo. A detta di tutti e a prescindere dall’appartenenza politica, Calderoli sta facendo un ottimo lavoro di proposizione e mediazione con l’opposizione e ora anche con l’associazione dei Comuni (Anci), cosa che fa di questa (almeno finora) l’unica riforma condivisa dal 1994  a questa parte.

Sempre che qualcuno non la butti in caciara e tatticismo politico, come da un po’ di tempo si sospetta (appello del PD alla Lega: “O fai cadere Berlusconi o niente Federalismo”. Della serie noi siamo quelli della responsabilità politica).

15 a 15: questo lo spettro che si aggira tra le aule di Montecitorio, il pareggio tra maggioranza e opposizione in Commissione Bicamerale, ovvero la bocciatura del decreto. Praticamente, il voto contrario di FLI e la dichiarazione ufficiale di becero meridionalismo anti-Lega di Fini.

Bossi lo ha già detto: o il federalismo passa o si torna al voto. Probabilmente un’eventuale crisi non sarà così automatica… In ogni caso, la questione esiste: ciascuno è libero di ciarlare delle frequentazioni di Berlusconi ma quando si parla di cose serie, si parla di cose serie.

Uomo avvisato…

PUNTO DI SVOLTA (sull’oggi e il domani della politica italiana).

I documenti della Procura di Milano sono ora in Parlamento, alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, così domani, senza dubbio, potremo trovare tutto sui giornali (anche se per legge non si potrebbe): intercettazioni, teorie e quant’altro. Avendo chiesto il rito immediato, si suppone che la Procura abbia prove evidenti per sostenere le accuse (prostituzione minorile e concussione). Staremo a vedere.

Personalmente resto dell’idea che l’accusa di prostituzione minorile sia indimostrabile, mentre quella di concussione, legata alla precedente, parrebbe essersi già dimostrata infondata secondo le dichiarazioni della Questura di Milano.

Al netto di tutto questo, comunque, rimane ciò che giudiziariamente non è perseguibile ma che senza dubbio macchia (ma questa è cosa nota) Silvio Berlusconi: ovvero, le sue frequentazioni e il suo stile di vita.

E in ogni caso, siamo, questa volta pare davvero, a un punto di svolta.

Dopo 16 anni, magistrati deviati che sperperano denaro pubblico in inchieste e rilascio di intercettazioni col solo scopo politico (esponenti di una casta di intoccabili che non pagano mai le proprie colpe, come per esempio nei casi, anche recenti, di mafiosi condannati che escono dal carcere per decorrenza dei termini di presentazione delle motivazioni di condanna), Carlo De Benedetti (arci-nemico di Berlusconi, editore del Gruppo Editoriale L’Espresso / La Repubblica e tesserato PD) e una Sinistra incapace di offrire un’alternativa politica, sono riusciti a sputtanare definitivamente Berlusconi.

Ora, dunque, due sono gli scenari che si aprono all’opinione pubblica: 1. Berlusconi è un conclamato puttaniere ma non ha compiuto alcun reato / 2. Berlusconi è un conclamato puttaniere e ha compiuto il reato di prostituzione minorile. Il primo scenario è stabile e datato e, se non si trasforma nel punto 2, il Presidente del Consiglio continuerà la sua lenta discesa ma molto probabilmente non ci saranno scossoni. Il secondo scenario sarebbe inedito e ovviamente devastante (per lui e forse per l’intera alleanza ora al Governo).

In ogni caso, Berlusconi appare in declino e la sua fine, come giustamente da tempo dicono a Sinistra, è solo una questione di tempo e perciò lo stesso Premier, ora più che mai, deve rendersene conto.

Cosa faranno, allora, il Centrodestra e i suoi elettori?

Si ritorna a ciò che scrissi all’indomani dello scoppio del caso Ruby (“Stavolta Silvio l’ha fatta grossa” del 29 ottobre 2010): c’è da pensare al “dopo Berlusconi”. Che farà il Pdl? Che farà la Lega? Chi sarà il successore? Fini e Casini sapranno ereditare il consenso berlusconiano?

Non esistono risposte certe. Si sa, però, che la Lega, impersonata da Bossi (e forse ancor di più dai silenzi di Maroni) parla sempre meno di Berlusconi (non che l’abbia mai fatto molto, in verità) e sempre più di Federalismo, ovvero: “Portiamo a casa il federalismo fiscale e poi si vedrà”. Ossia: usiamo Berlusconi finché ci serve per portare a casa qualcosa di concreto (praticamente l’unica cosa concreta di cui un partito parla, ultimamente) e poi regoliamoci con la sua posizione sempre più indifendibile (politicamente, s’intende, non certo giudiziariamente, materia attorno alla quale i partiti non dovrebbero mai discutere).

Passa il federalismo fiscale, la Lega fa pressioni su Berlusconi il quale è costretto a dimettersi (a prescindere da una condanna) per chiedere le elezioni anticipate magari già con Tremonti candidato premier? Probabilmente, l’ultima parte (Tremonti candidato premier) sarà possibile solo in caso di condanna per prostituzione minorile… Ma Tremonti premier potrebbe essere la soluzione a un risultato elettorale di parità al Senato.

Resta, comunque, che senza una figura al contempo forte e “unitaria” (cioè forte sia al Nord, sia al Sud) come Berlusconi (figura che né Tremonti, né Fini, né Casini potranno mai essere), il Centrodestra e di conseguenza l’intera politica italiana (anche, dunque, se una tale figura dovesse essere trovata a Sinistra), finalmente non potranno più essere come prima: la separazione naturale Nord/Sud sarà inevitabile e in quel momento solo chi da tempo ha profetizzato (e auspicato) tale scenario saprà mostrarsi credibile e pronto.

Il sogno indipendentista è vivo più che mai.

BERLUSCONI INDAGATO: ANALISI DI UN’INCHIESTA (sulle accuse di concussione e prostituzione minorile).

Concussione prostituzione minorile, questi i nuovi capi d’accusa rivolti a Berlusconi per il “caso Ruby“. La Procura di Milano informa che il Presidente del Consiglio è per l’ennesima volta indagato… E lo fa all’indomani della sostanziale bocciatura della legge sul legittimo impedimento automatico per premier e ministri.

Concussione per la telefonata in Questura nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi: avrebbe fatto in modo che i funzionari della Polizia affidassero la minorenne Karima (in arte “Ruby”, all’epoca indagata per furto e perciò per cose che non riguardavano Berlusconi) a Nicole Minetti, consigliere regionale lombarda e igienista dentale del Premier (ritenuta da Berlusconi “persona di fiducia” e quindi degna di ottenere l’affidamento provvisorio della ragazza); prostituzione minorile per aver presumibilmente avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne (sempre Ruby).

Ci si chiede, questa volta come le precedenti, se quest’inchiesta ha senso.

Se abbia senso non si sa… Certo però ha uno scopo. Vediamo di chiarire.  Alla voce “concussione”, il codice penale dice (articolo 317): “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Chiaro.  Ma qual era l’utilità (dato che non ci fu scambio di denaro), cioè il vantaggio per Berlusconi? Secondo la Procura, il fatto che l’affidamento a Nicole Minetti avrebbe impedito di far emergere che lui aveva avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne. Abbastanza arzigogolato come argomento d’accusa, basato, parrebbe, esclusivamente su ipotesi tutte da dimostrare e praticamente indimostrabili.

Come sarà possibile dimostrare che tra Ruby e Berlusconi ci furono rapporti sessuali a pagamento? Con le ricevute? Dubito che la ragazza gliele abbia mai, eventualmente, rilasciate. In ogni caso, proprio Ruby, l’unica assieme a Berlusconi informata davvero sui fatti (a meno che non ci fossero dei guardoni testimoni dei loro fantomatici rapporti sessuali), più volte alla Procura ha dichiarato di non aver mai avuto rapporti sessuali con lui.

L’accusa di prostituzione minorile non potrà mai essere dimostrata perché mancheranno sempre le prove (anche un’eventuale “confessione” di Ruby non avrebbe, probabilmente, alcun peso, dato che dimostrerebbe, una volta di più, la sua già comprovata inattendibilità) e il fatto che i tabulati telefonici dicano che lei sia stata più volte ad Arcore e non una sola come da lei dichiarato nei famosi interrogatori (che dovevano riguardare il suo presunto furto e non le sue frequentazioni col Premier o con chicchessìa… Ma vabbè, questo è un altro discorso) non significa assolutamente nulla ai fini dell’accusa (essere ad Arcore non significa essere a casa di Berlusconi e men che meno a letto con lui).

L’accusa di concussione, poi, oltre ad essere basata su un impianto puramente deduttivo che alla base ha qualcosa di indimostrabile (come detto: la prostituzione minorile), è già stata dichiarata insulsa dalla Questura che appena scoppiò il caso Ruby disse che non ci fu alcuna pressione indebita e tutto si svolse nei termini della prassi e della legalità.

Insomma… Appare evidente quanto questa inchiesta faccia acqua da tutte le parti e abbia un solo, collaudatissimo scopo: attaccare mediaticamente Berlusconi (dato che molto probabilmente le accuse verranno archiviate), anche facendolo comparire in aula ora che il legittimo impedimento è stato bocciato. Vedere il Presidente del Consiglio seduto al banco degli imputati che risponde ad un PM, infatti, ha sempre un grande effetto mediatico (di puro sputtanamento, in questo caso).

Berlusconi è indagato e lo sappiamo perché la Procura lo ha reso pubblico. Ritorna alla mente quando ad essere indagato fu Fini per l’affaire Montecarlo e non se ne seppe nulla fino all’archiviazione già avvenuta (cosa normale, sia chiaro). Ci si chiede perché nel caso di Berlusconi questo non avvenga mai e anzi, si venga sempre a sapere tutto, anche di cose non penalmente o civilmente rilevanti.

Le reazioni? Di Pietro: “Non è colpa della Procura di Milano se deve accertare i fatti rispetto ad un fatto grave: il Presidente del Consiglio nel ruolo e nella funzione che svolge telefona al Questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak quando non è vero; e tutto ciò per coprire comportamenti non legittimi da lui commessi in precedenza”. Insomma, Di Petro ha già deciso, non si sa in base a cosa, che Berlusconi ha avuto comportamenti illegittimi. Le prove, Di Pietro, le prove…?

Bersani: “Ci vengano risparmiati ulteriori mesi di avvitamento dell’Italia sui problemi di Berlusconi […]. Non possiamo permettercelo”. Beh, non si può che essere d’accordo. Peccato che lui e tutta la Sinistra su questo campino da almeno 16 anni.

CHI SARÀ IL PROSSIMO? (sul caos Pdl)

E così Stefania Prestigiacomo lascia il Pdl e va nel Gruppo Misto. Questo perché il suo stesso partito vota contro una sua richiesta di spostamento delle votazioni su un provvedimento per la libera imprenditorialità e dai banchi del Pdl volano addirittura richieste di dimissioni del Ministro dal Governo.

La specificità del caso conta poco… Quel che emerge è l’ennesima figura di m…a all’interno del Pdl (ma fin qua, “chissenefrega”) che, cosa che più importa, si riverbera sull’intero Governo.

Non bastavano Cosentino, Scajola, Verdini, Fini, Bocchino, Carfagna, Mussolini e Bondi… No, ci voleva anche la Prestigiacomo e l’ennesima lotta intestina. Chi sarà il prossimo?

Per una volta tocca dar ragione a Bersani, uno che di queste cose se ne intende: nel Pdl (e nel Governo) regna il caos.

E qualcun altro, oltre a lui, comincia a stufarsi.

314 A 311 (sulla sconfitta di Fini, i fascisti di Sinistra e la necessità del voto).

E così, alla fine, la battaglia più importante (non ancora la guerra) l’ha vinta Berlusconi. Anzi, l’ha persa Fini: è lui, infatti, il grande sconfitto e Berlusconi non può davvero dirsi vincitore, dato che in ogni caso, con 314 voti a favore, non supera nemmeno la soglia minima per avere la maggioranza assoluta di 316 voti (questo perché i deputati sono 630 e non tutti oggi hanno votato, tra assenze e astensioni).

Questo significa 2 cose: la prima, che Fini, colui che ha creato la paralisi degli ultimi mesi e tenuto l’intero Paese sotto scacco comodamente seduto sullo scranno più alto della Camera dei Deputati, esce politicamente devastato dallo scontro ed è auspicabile che si dimetta; la seconda, che Berlusconi vince sì lo scontro personale (unico motivo, in ogni caso, che sta alla base di tutta la faccenda) ma in verità, sostanzialmente, non vince niente, poiché da un minuto dopo la 38esima fiducia incassata dal 2008 a oggi, non ha comunque una maggioranza politica solida per poter governare.

Il Governo rimane in carica, dunque. Ma fino a quando?

Ora Berlusconi può sperare in un allargamento della falla creatasi in FLI con l’abbandono della barca da parte di qualche altra “colomba” che ha maldigerito il voto di sfiducia imposto da Fini… Ma in ogni caso, anche così non si potrà andare avanti.

Apertura all’UDC? Casini ha già ri-declinato l’invito e in ogni caso la Lega non lo permetterebbe mai (e ci mancherebbe altro: impossibile accettare nella maggioranza l’unico partito che ha votato contro il federalismo fiscale).

E allora? E allora si ritorna sostanzialmente da capo, solo con un Fini molto più debole di prima, non più (almeno ufficialmente) determinante. Ma si ritorna comunque da capo, ancora appesi a 1 o 2 voti ogni volta che si dovrà votare un provvedimento.

Nel frattempo, migliaia di manifestanti (studenti, centri sociali, Black Block, “precari” e sindacalisti FIOM) usano il pretesto della riforma Gelmini per “sfiduciare il Governo dal basso assediando i palazzi del potere”, come dichiarano in uno dei loro slogan. Assedio, dunque, e petardi, bombe carta, tavoli e sgabelli rubati ai bar e prontamente lanciati (da alcuni di essi) su Palazzo Madama (sede del Senato) e Palazzo Grazioli (residenza di Berlusconi), oltre che scontri di piazza con carabinieri feriti e auto date in fiamme : delle vere e proprie azioni fasciste contro le istituzioni democratiche (come ieri contro Bonanni e Bruno Vespa).

Ecco allora che una sola cosa è necessaria: indire nuove elezioni e rivolgersi democraticamente al popolo, che saprà, si spera, dare fiducia a chi vuole le riforme e spazzare via la palude democristiana meridionalista del “tutto cambi affinché nulla cambi”.

Contro i giochi di Palazzo e le squadracce fasciste di Sinistra, infatti, c’è una sola soluzione: la democrazia.

MASCHERE E SCENEGGIATE NAPOLETANE (sul Pdl).

Prima i mal di pancia di Fini (un anno intero di esternazioni e distinguo), poi il litigio in diretta tra Bocchino e Lupi in TV e nella direzione nazionale del 22 aprile tra Fini e Berlusconi, quindi l’affaire Montecarlo e la “difesa” pubblica del Presidente della Camera tramite video su Internet, il caso Ruby, il tira e molla “crisi/non crisi“… Ora le ministre che si danno della “cagna”, il caso Carfagna/Campania e in ultimis la disputa sull’uso del logo del Pdl.

Da un anno e mezzo a questa parte, il Pdl (con la costola Fli) è sempre più una compagnia di teatro. Di scadente teatro, contorno di pietose sceneggiate napoletane che ne rivelano, se mai ce ne fosse stato bisogno, la natura cortigiana.

Personaggi in cerca di una carezza o un favore dell’imperatore, invidie, rancori, ambizioni personali… Un partito che regge le sue sorti esclusivamente su Berlusconi  e che una volta sparito Berlusconi evaporerà, lasciando scappare i ratti a destra e a manca, alla disperata ricerca di un nuovo piccolo angolo di potere personale.

Nulla di nuovo, si dirà. Ed effettivamente che il Pdl/Fli, come la DC a suo tempo, sia in gran parte un collettore di mediocri “potentandi” è un po’ la scoperta dell’acqua calda… Semplicemente ora la cosa si fa più evidente e, appunto, più teatrale.

Bocchino, Mussolini, Cosentino, Carfagna, Granata… Chissà, magari un giorno saranno i nomi di qualche maschera napoletana, degni compari di Pulcinella.

GLI INTOCCABILI (sulla “dittatura mediatica” in Italia).

Lucia Annunziata, Giovanni Floris, Michele Santoro & Marco Travaglio (con Vauro), TG3, stragrande maggioranza dei giornalisti iscritti all’Usigrai (sindacato di Sinistra), Maria Luisa Busi e fino a ieri Piero Marrazzo (che comunque è ancora in Rai), Serena Dandini, Enrico Ghezzi (Blob), Milena Gabanelli (Report), Gene Gnocchi, Maurizio Costanzo e ovviamente Fabio Fazio e Roberto Saviano.

No, non è una lista di proscritti o di censurati. È la lista dei lamentosi giornalisti e “intellettuali” che popolano le reti pubbliche: RaiUno, RaiDue, RaiTre. Sono i professionisti dell’indignazione, quei paladini della Sinistra che occupa la Rai e però grida al pericolo per la democrazia, alla censura, al pensiero unico, alla dittatura mediatica berlusconiana.

Sono gli Intoccabili.

Quelli che criticarli è lesa maestà, quelli che occupano i posti per diritto divino quando non per sentenza del Tribunale del Lavoro, che si stracciano le vesti in nome del rispetto delle regole e delle regole se ne fregano quando devono rispettarle loro. Ma loro, ovviamente, possono farlo, perché loro, e loro soltanto, sono espressione della più alta libertà di parola e informazione. Gli altri sono incapaci e servi del padrone.

Questa sera, Bersani e Fini (dopo Vendola, lunedì scorso) sono ospiti di “Vieni via con me”. Anche uno stupido capirebbe che la sola motivazione del loro invito è squisitamente politica. E di parte.

E anche uno stupido saprebbe che se fosse successo il contrario, e cioè che se a una trasmissione Rai fossero stati invitati ripetutamente solo ed esclusivamente ospiti di una certa parte politica, avremmo assistito alla gran levata di scudi dei soliti intellettualoidi, del Popolo Viola, del “Popolo di Internet” (Popolo di Internet… Popolo di Internet!!! Vabbè…) e ovviamente di Di Pietro (onnipresente in Rai) e di tutta la Sinistra… Tutti in nome della difesa della libertà e contro l’okkupazione del Servizio Pubblico.

Ma d’altronde le cose così stanno e mica è una novità: basta guardare una qualsiasi puntata di Che tempo che fa per individuare l’invitato-tipo di Fazio. Certo non poteva esimersi dal farlo anche questa volta, avrebbe tradito il suo pubblico.

Sia chiaro, non è contestabile il fatto che una trasmissione che si definisce non politica (non politica… vabbè…) inviti chi vuole e in piena libertà, ci mancherebbe. E sinceramente delle ripetute sceneggiate di Masi ne abbiamo un po’ tutti le scatole piene

Ma che la si finisca di denunciare la censura, l’oscuramento e la mancanza di libertà, quando una frotta di “liberi pensatori” occupa da decenni la Rai e va sempre regolarmente in onda, tutti liberi di dire la loro, di invitare chiunque, di fare satira politica, di costruire trasmissioni accusatorie e tutto il resto.

Risparmiateci le solite lagne, le ormai stanche, noiose lagne. Risparmiatecele, per favore.

10 DAYS AFTER (su chi si ricorda del Veneto e chi se ne frega).

Finalmente, 10 giorni (DIECI GIORNI) dopo il disastro, qualcuno si vede. Sono Bossi e Berlusconi in visita al Veneto alluvionato (Ah! E domani ci sarà anche Napolitano… Qualcuno deve avergli ricordato che non esiste solo Napoli). Vabbè, meglio che niente.  Era ciò che dovevano fare e, anche se in ritardo, l’hanno fatto. Era importante la presenza del Governo, la presenza dello Stato, e per fortuna è arrivata.

Di chi ha tanto a cuore le sorti dell’Italia, come Fini, che, ricordiamolo, non è solo un leader politico ma anche una carica istituzionale (quel Presidente della Camera che tanto gli piace essere), nemmeno l’ombra.  Anzi, è tutto impegnato nel far cadere quel Governo che dovrebbe finanziare gli aiuti e la ricostruzione. Ottimo esempio di responsabilità istituzionale.

Ma lasciamo ad altri le infinite e inutili lamentele. Lasciamo ad altri il piagnisteo sempre prontamente seguito da alluvioni sì, ma di soldi. I nostri.

D’altronde, noi Veneti siamo fatti così, ce la prendiamo sempre in quel posto. Ma dopotutto è colpa nostra. Continuiamo a non voler capire che siamo solo una mucca da mungere? E allora, giusto, facciamoci mungere.

Siamo sempre i primi, con i nostri volontari, le nostre donazioni e le nostre tasse (dobbiamo ricordare gli aumenti della benzina per i vari terremoti e alluvioni in giro per l’Italia?) a soccorrere le altre regioni in difficoltà ma i primi a essere ignorati da politica nazionale e stampa (solo dopo le lamentele di Zaia, Mentana si è occupato della questione, anche, ma solo da ieri, promuovendo una sottoscrizione volontaria assieme al Corriere della Sera) quando tocca a noi? Ben ci sta, d’altronde “lavora e tasi” non è calabrese, napoletano, abruzzese o romano. E’ veneto.

Perlomeno, mentre Fini, Casini e Bersani fanno le loro convention e non dedicano nemmeno una parola di solidarietà al Veneto nei loro illuminati discorsi, Bossi e Berlusconi, con il dovuto ritardo, se ne ricordano, promettendo aiuti adeguati.

Staremo a vedere.