FATECE DIFFAMÀ, SEMO BLOGGER (sulla nuova, ridicola protesta del Popolo Viola).

I partigiani (dei miei stivali) son tornati. Sono i blogger o presunti tali (praticamente il cosiddetto Popolo Viola. Oddio… Vabbè) che protestano per la proposta di legge che equiparerebbe, in qualche modo, i blog alle testate giornalistiche. Praticamente, li obbligherebbe a ospitare rettifiche da parte di chi le dovesse richiedere.

Sono (molto modestamente) un blogger anch’io. E mi chiedo: “Embè, dov’è il problema?”. Ospitare entro 48 ore una rettifica, pena una (forte) multa mi pare il minimo, di fronte, per esempio, all’evidente enorme potenziale distruttivo di una notizia falsa o diffamante diffusa sul web, e cioè alla portata d’infinite persone e per sempre.

Scrivere su Internet, amici miei, non è come chiacchierare al bar. Non è come appiccicare un foglietto sulla colonna di una piazza che alla prima folata di vento se ne va. Pubblicare qualcosa su Internet è lasciare uno scritto imperituro e leggibile, il più delle volte, da tutti.

I blog sono giocoforza equiparabili alle testate giornalistiche, le quali, appunto, già ora devono sottostare a specifiche norme di tutela della privacy, di giusta informazione (intesa come divieto di pubblicazione di notizie false) e di non diffamazione (che poi quotidianamente, almeno in Italia, le testate giornalistiche non si attengano alla Legge è un altro discorso). Non so a voi… Ma a me pare una cosa evidente.

Ovviamente, poi, non c’entra nulla la libertà di stampa, pensiero, parola ed espressione. La libertà di parola non è e non può essere la libertà di diffamazione (ricordate la solita bufala che ogni tanto torna fuori riguardo alla fantomatica legge salva-pedofili?) e ospitare una rettifica è solo una questione di rispetto, correttezza e questa volta sì, di libertà. Quella di replica.

Legge-bavaglio? Ma per favore.

 

 

5 risposte a "FATECE DIFFAMÀ, SEMO BLOGGER (sulla nuova, ridicola protesta del Popolo Viola)."

  1. Beh, c’è da considerare che la grande maggioranza dei blogger non è fatta di professionisti dell’informazione, ma di comuni cittadini che dicono la loro opinione su qualsivoglia argomento, quindi non sempre hanno il tempo materiale di stare davanti al computer per vedere se qualcuno richiede una rettifica.

    Un conto sono le testate giornalistiche, che possono permettersi un team che si occupi esclusivamente di questo, un altro è la zia Maria della situazione che scrive due righe ed accede al proprio blog entro una settimana.
    Con questo non voglio dire che i blogger non abbiano l’obbligo di non diffamare, ma semplicemente dovrebbero avere più tempo oppure dovrebbero essere avvertiti con comunicazioni certamente databili, ad esempio le raccomandate A/R.

  2. Inoltre distinguerei chi fa informazione per guadagnare (magari prendendo i soldi pubblici) e chi la fa per passione o per un disinteressato fine culturale, come wikipedia, da cui riporto questo accorato appello.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011

    Diciamoci la verità: di tutto in Italia c’è bisogno, ma questa legge (con la povertà di informazione che c’è oggi in Italia) mi sembra proprio superflua oltre che dannosa.

  3. Pingback: WIKIPEDIA, STAVOLTA HAI TOPPATO (sulla sua pseudo-chiusura). | Madario

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