LIBERI TUTTI (sull’impunità dei fascisti di Sinistra).

Meno male che si sarebbe in una dittatura berlusconiana in cui la libertà è costantemente in pericolo. Beh, non certo quella dei teppisti, a quanto pare. La libertà di devastare una città, di compiere inaudite violenze, distruggere vetrine, incendiare mezzi della Guardia di Finanza, lanciare bombe carta, aggredire poliziotti e rubare loro manette e manganelli… La libertà di poter fare le stesse cose, il giorno dopo, impuniti.

Meno male che con i vari decreti sicurezza si gridava allo Stato poliziotto, meno male che il dissenso in questo Paese non era più tollerato… Meno male.

La verità è che in questo ridicolissimo Paese le Forze dell’Ordine arrestano i teppisti in flagranza di reato e i magistrati meno di ventiquattro ore dopo rilasciano tutti… Con tanti saluti alla tanto evocata legalità.

Più di quaranta fermi, un solo arresto confermato (aspettiamoci, comunque, la prossima liberazione). E il PD accusa Maroni di aver fatto infiltrare poliziotti provocatori. Questa è la dittatura berlusconiana.

Per carità, non conosciamo le dinamiche esatte di ciascun caso e sicuramente tra i fermati ci sarà qualcuno preso ingiustamente dal mucchio, i giudici servono a questo, a fare chiarezza e convalidare l’arresto solo per i casi in qualche modo accertati… Ma, delle due, l’una: o abbiamo una Polizia che non sa fare il proprio mestiere o quei giudici se ne fregano della loro tanto amata legalità… Purché non si parli di Qualcuno, s’intende.

In ogni caso, aldilà della specifica contingenza, due cose, lampanti, si stagliano nel firmamento della dittatura berlusconiana: l’impunità per i fascisti di Sinistra e l’indecenza di chi s’indigna solo quando fa comodo.

Quando impareranno a vergognarsi?

ARRANGIARCI? CERTO, COME SEMPRE (risposta all’editoriale di Peppino Caldarola sul Riformista).

Come tutte le mattine, anche oggi, in viaggio per venire al lavoro, ascolto la rassegna stampa di Radio24. E che ti sento? Uno stralcio dell’editoriale di Peppino Caldarola sul Riformista.

Il giornalista barese, ex deputato PD, più o meno così scrive (non è un virgolettato fedele): “Cari Veneti, da meridionale mi verrebbe da dire <<Arrangiatevi!>>. Perché voi, ogni volta che c’è un disastro come il vostro al Sud, ci ricoprite d’insulti e scritte come <<Forza Etna>> (…). Ma ora anche voi siete come noi, ora anche voi chiedete l’aiuto e i soldi dello Stato, ora anche voi avete bisogno dell’Italia. Sì, mi verrebbe da dirvi <Arrangiatevi!>>… Ma non ho cuore per farlo. Tutto questo condito, ovviamente, di critiche a Zaia e alla Lega.

Insomma, Peppino è tanto buono… E non ha cuore di dirci “arrangiatevi”. Ma che bravo.

Il fatto è, però, caro Peppino, che dimentichi 2-3 cose: la prima, che noi Veneti, probabilmente, saremo anche quelli che s’incazzano, ma siamo anche sempre i primi a partire come volontari nelle zone disastrate e comunque a PAGARE, con le nostre tasse, gli aiuti e le ricostruzioni farlocche tipo Irpinia; la seconda, che se anche chiediamo i soldi allo Stato, di fatto lo Stato ci darà i NOSTRI soldi (il Veneto, infatti, come tutto il Nord, riceve dallo Stato molto meno di quello che dà), non certo quelli dei Pugliesi ; terzo, che a riprova di ciò, proprio Zaia ha proposto di trattenere, come risarcimento a popolazioni e imprese, l’acconto Irpef delle NOSTRE tasse, quelle pagate in Veneto. Quindi, non “Datece li sordi”, ma “Fene pagar coi NOSTRI schei”.

Perciò, caro Peppino, usando la tua stessa generalizzazione, non siamo proprio come voi. No davvero. Dicci pure “arrangiatevi”, perché effettivamente così faremo.

Come sempre.

SINDACI E INUTILI ORDINANZE (sulla regolarizzazione della prostituzione).

Ciclicamente salta fuori: è il dibattito sulla riapertura delle case chiuse. E naturalmente, da parte dei sindaci (gli ultimi in ordine di tempo sono Azzolini di Mogliano Veneto, Gentilini – che sarebbe pro-sindaco – di Treviso e vari capomastri della provincia di Treviso confinanti con Pordenone), viene spesso trattato nel peggiore dei modi: annunciando con fantomatiche ordinanze comunali, o anche solo proponendo, la prossima apertura di quartieri a luci rosse. Peccato, però, che la famosa legge Merlin del ’58 lo impedisca.

Sia chiaro, fosse per me, la prostituzione andrebbe regolarizzata (ma non gestita dallo Stato, come qualcuno ipotizza), come una volta, per il solo fatto che la prostituzione (sia da parte dell’offerta che della domanda) sarà anche moralmente discutibile… Ma di fatto non è debellabile e allora, meglio regolarizzarla, eliminando lo sfruttamento e introducendo restrittivi controlli medici periodici oltre che, non da ultima, una doverosa regolarizzazione fiscale.

Si può, poi, discutere se la prostituzione possa rappresentare o meno una fonte di guadagno fine a se stesso (cioè un business) gestito da datori di lavoro (cosa che potrebbe essere vista come uno sfruttamento legalizzato)… Personalmente, credo che il mestiere della prostituta (o gigolò, a seconda dei casi) dovrebbe essere esclusivamente di “libero professionista” senza dipendenti o rientrante in forme collettive come le cooperative.

In ogni caso, sarebbe tutto molto semplice. Ma ciò che rimane necessaria, a monte di tutto, è una legge dello Stato, i comuni da soli non possono far nulla. Ecco perché gli incontri tra sindaci, prefetti, popolazione e giornalisti non servono a nulla se sono improntati su improbabili annunci. Annunci che non valgono un fico secco.

Per fortuna, comunque,  almeno Tosi, sindaco di Verona (anch’egli leghista come Azzolini e Gentilini) ragiona come (non posso dire Cristo…) Cervello comanda: “La prostituzione va regolamentata, intervenga il Parlamento”. Altro che ordinanze comunali.

Perché promuovere un dibattito e sollecitare il Parlamento è una cosa – e allora anche i “convegni” e gli appelli mezzo stampa hanno un senso – annunciare misure concrete inapplicabili è un altro. Ed è una perdita di tempo.