CHI SARÀ IL PROSSIMO? (sul caos Pdl)

E così Stefania Prestigiacomo lascia il Pdl e va nel Gruppo Misto. Questo perché il suo stesso partito vota contro una sua richiesta di spostamento delle votazioni su un provvedimento per la libera imprenditorialità e dai banchi del Pdl volano addirittura richieste di dimissioni del Ministro dal Governo.

La specificità del caso conta poco… Quel che emerge è l’ennesima figura di m…a all’interno del Pdl (ma fin qua, “chissenefrega”) che, cosa che più importa, si riverbera sull’intero Governo.

Non bastavano Cosentino, Scajola, Verdini, Fini, Bocchino, Carfagna, Mussolini e Bondi… No, ci voleva anche la Prestigiacomo e l’ennesima lotta intestina. Chi sarà il prossimo?

Per una volta tocca dar ragione a Bersani, uno che di queste cose se ne intende: nel Pdl (e nel Governo) regna il caos.

E qualcun altro, oltre a lui, comincia a stufarsi.

PERCHÉ SAKINEH NON POTEVA ESSERE LIBERATA (sulla faciloneria di giornalisti e politici).

Ieri sera, agenzie di stampa riportate dai telegiornali dicevano che Sakineh Mohammadi Ashtiani, la nota donna iraniana in attesa di esecuzione della condanna a morte per coinvolgimento nell’omicidio del marito, veniva scarcerata. Oggi siamo venuti a sapere che la notizia era falsa: la sua “liberazione”, infatti, altro non era che un’uscita dal carcere per recarsi a casa a girare un video di ricostruzione del delitto.

Lasciamo perdere la barbarie della ricostruzione di un delitto da parte degli stessi protagonisti (qualsiasi sia il fine)… Ciò che merita un ragionamento  è l’accoglienza delle due notizie da parte di giornalisti, commentatori e politici.

“Sakineh è stata liberata”: giubilo e felicità, sollievo da parte di tutti. Me compreso, sia chiaro. Poi però stamattina arriva la smentita. A quel punto mi chiedo, per quale motivo, effettivamente, avrebbe dovuto essere scarcerata.

Sakineh, infatti, è stata condannata in 3 gradi di giudizio (settembre 2006, maggio 2007, settembre 2010) all’impiccagione per un omicidio che ha confessato (e non alla morte per lapidazione causa adulterio, cosa per la quale fu già condannata  nel 2006 con 99 frustate   – pena eseguita – anche se in verità si trattò non già di adulterio, bensì di “relazione illecita”, dopo la morte del marito, con altri 2 uomini). La difesa, comunque, dice che l’imputata ha confessato sotto tortura e questo, naturalmente, fa sorgere dei doverosi dubbi sulla regolarità del processo. Ma non possono che restare dei dubbi, non certo certezze.

Questo significa che se anche la condanna a morte non dovesse essere eseguita in seguito, per esempio, a un perdono dell’Ayatollah Khamenei (Guida Suprema della Repubblica teocratica dell’Iran), in ogni caso Sakineh non potrebbe essere liberata, perché dovrebbe comunque scontare la propria pena in carcere (se non erro, l’ergastolo).

Insomma, al netto della giustizia o meno del caso, la liberazione non avrebbe avuto alcun senso, perciò la smentita poteva essere ben prevista. Non si capisce, infatti, come il sistema giudiziario iraniano sarebbe potuto passare da tre sentenze di condanna alla liberazione.

Sia chiaro, non stiamo discutendo del fatto che sia giusto o no che Sakineh sia stata condannata, come della giustizia o meno della pena di morte o delle frustrate per adulterio, giacché per il primo degli argomenti non si hanno conoscenze adeguate, mentre per gli altri due, certamente, almeno per il terzo (io anche per il secondo) possiamo tutti definirci contrari… ma se la legge iraniana quello prevede… Beh, quello prevede.

Stiamo discutendo, infatti, di cosa è plausibile commentare con ragionata soddisfazione e cosa no, o almeno non del tutto. Stiamo ragionando, anche, attorno a quello che oggi un Ministro delle Repubblica come Mara Carfagna dice: “L’auspicio di tutti è che questa donna venga liberata quanto prima”. In base a cosa, non si sa. L’innocenza di Sakineh, infatti, è tutta da dimostrare. In base a quale certezza, allora, si può auspicare una liberazione?

Si può auspicare una commutazione della condanna, dato che l’Italia ripudia la pena di morte, e si poteva auspicare la non condanna per “relazione illecita”… Ma non la liberazione per una persona condannata per omicidio in 3 gradi di giudizio.

Insomma, la questione è abbastanza complicata, e non è nemmeno detto che sia come abbiamo testé illustrato (le notizie su tutto il caso sono contrastanti e pare che la donna in foto non sia nemmeno lei)… Ma di certo non la si può riassumere in slogan e dichiarazioni sbrigative.

MASCHERE E SCENEGGIATE NAPOLETANE (sul Pdl).

Prima i mal di pancia di Fini (un anno intero di esternazioni e distinguo), poi il litigio in diretta tra Bocchino e Lupi in TV e nella direzione nazionale del 22 aprile tra Fini e Berlusconi, quindi l’affaire Montecarlo e la “difesa” pubblica del Presidente della Camera tramite video su Internet, il caso Ruby, il tira e molla “crisi/non crisi“… Ora le ministre che si danno della “cagna”, il caso Carfagna/Campania e in ultimis la disputa sull’uso del logo del Pdl.

Da un anno e mezzo a questa parte, il Pdl (con la costola Fli) è sempre più una compagnia di teatro. Di scadente teatro, contorno di pietose sceneggiate napoletane che ne rivelano, se mai ce ne fosse stato bisogno, la natura cortigiana.

Personaggi in cerca di una carezza o un favore dell’imperatore, invidie, rancori, ambizioni personali… Un partito che regge le sue sorti esclusivamente su Berlusconi  e che una volta sparito Berlusconi evaporerà, lasciando scappare i ratti a destra e a manca, alla disperata ricerca di un nuovo piccolo angolo di potere personale.

Nulla di nuovo, si dirà. Ed effettivamente che il Pdl/Fli, come la DC a suo tempo, sia in gran parte un collettore di mediocri “potentandi” è un po’ la scoperta dell’acqua calda… Semplicemente ora la cosa si fa più evidente e, appunto, più teatrale.

Bocchino, Mussolini, Cosentino, Carfagna, Granata… Chissà, magari un giorno saranno i nomi di qualche maschera napoletana, degni compari di Pulcinella.