PRESIDENTE, LA MONNEZZA NAPOLETANA IN VENETO, MAI!

Prepariamoci, i rifiuti di Napoli dovremo mangiarceli noi. Come sempre. La vergogna continuerà a perpetrarsi, per volere del Napolitano, che ha già sollecitato il Governo a intervenire e a chiedere alle Regioni di farsi carico della STRAMALEDETTA monnezza napulitana, frutto della stramaledetta napoletanità.

Perciò sappiamo chi dovremo ringraziare.

Poche parole oggi, in questo blog: la Lega (che ha già stoppato 2 volte il decreto in Consiglio dei Ministri ma che ora dovrà scontrarsi col Presidente della Repubblica) non dovrà permetterlo. Zaia non dovrà permetterlo.

La monnezza in Veneto, MAI.

 

 

 

2 SÌ E PER GLI ALTRI DUE NIENTE QUORUM (all’ipocrisia si risponde con la franchezza).

Sono sempre stato dell’idea che nella vita bisogna essere franchi. E allora sarò franco: ai referendum del 12-13 giugno voterò anche (e in alcuni casi prettamente) secondo logiche politiche e d’interesse, come d’altronde politica e d’interesse (ma ipocrita) è la natura degli stessi referendum e di chi li ha promossi.

2 sì ai referendum sull’acqua… E le altre due schede (nucleare e legittimo impedimento) non le ritirerò, affinché non si raggiunga il quorum.

Piccola parentesi: dovevano essere i referendum tacciati dallo strapotere berlusconiano e quindi messi in sordina… In verità sono i più pubblicizzati di sempre, tanto che ti ritrovi i “4 sì” ovunque posi lo sguardo. In parole povere: non se ne può più.

Ma torniamo alla questione. Sì all’abrogazione della gestione privata dell’acqua e alla renumerazione in bolletta degli investimenti fatti dal gestore, e questo non certo perché “l’acqua deve essere un bene comune e non privato o privatizzato” (espressione senza senso, dato che la legge prevede la sola gestione privata di un bene che comunque rimane pubblico e perciò garantito a tutti), né perché tale scelta si riveli effettivamente migliorativa per l’utenza – giacché il sistema idrico italiano, con un facile gioco di parole, “fa acqua da tutte le parti” e la gestione privata, che ovviamente per le spese che si accollerebbe dovrebbe essere ripagata, sarebbe l’unico modo per ammodernarla e renderla efficiente – bensì perché la liberalizzazione della gestione della rete idrica comporterebbe un consistente aumento della bolletta, cosa che, permettetemi di dire, non credo in questo momento “sia nelle nostre tasche”.

Si può fare un paragone semplice: le ferrovie inglesi (private) hanno una qualità migliore di quelle italiane… Ma costano di più. Vogliamo la qualità? Si paga. Vogliamo un servizio capillare, anche se in perdita? Si paga meno… Ma anche la qualità sarà minore. Da noi, poi, diciamoci la verità, è sempre il solito discorso: la rete idrica meridionale è disastrosa (e le responsabilità sappiamo tutti di chi sono) ma quella padana è accettabile… Lascio a voi le conclusioni.

Nucleare? A prescindere dalle argomentazioni, questo referendum sarebbe da affossare solo per la mistificazione creata attorno all’energia nucleare, propagandata come l’energia della morte… Ma per favore. Argomentazioni? Non investire in energia nucleare significa anche non investire in ricerca, ed energia nucleare non vuol dire solo fissione, ma anche fusione a freddo, che porta (molta) energia pulita (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/01/14/news/fusione_nucleare_a_freddo_a_bologna_ci_siamo_riusciti-11237521/). Altro che eolico o biomasse. Poche chiacchiere: l’energia nucleare è il futuro.

Legittimo impedimento. È una norma già prevista dal codice penale (richiesta di rinvio dell’udienza per impossibilità a comparire per cause di forza maggiore o gravi impegni particolari) che l’attuale maggioranza ha definito (in via transitoria, tra l’altro, 18 mesi in attesa di una legge costituzionale), precisamente per i ministri (e il Presidente del Consiglio è uno di questi). Praticamente, la convocazione del Consiglio dei Ministri diventa per natura “legittimo impedimento”. Embè? Che c’è di strano? Un Consiglio dei Ministri vi pare una cosa da niente?

Ma lasciando da parte il merito, sul quale si può certo discutere, che la nuova legge sul legittimo impedimento sia stata fatta su misura per Berlusconi è risaputo, mica vogliamo prenderci in giro… Ma proprio perché non vogliamo prenderci in giro, dobbiamo chiederci perché si è arrivati a questo. Due parole: accanimento giudiziario, che è lampante (il caso Ruby è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso) e profondamente ingiusto (non mi dilungherò su questo argomento già affrontato in precedenti post).

Se poi a tutto questo vogliamo aggiungere l’ipocrisa di Di Pietro e De Magistris che, promotori dei referendum, si sono avvalsi del legittimo impedimento (ma certo non quello riservato ai ministri, dato che loro vorrebbero cancellare solo quello e non, per esempio, i lavori parlamentari) per delle inchieste nelle quali erano coinvolti… E il fatto che ancora De Magistris (come altri esponenti dell’Idv e del PD) nel 2009 al Parlamento Europeo votò a favore del nucleare… Beh, che dire: a referendum prettamente politici e d’interesse, risposte anche (e per alcuni, prettamente) politiche e d’interesse.

Francamente.

15 a 15. ELEZIONI SUBITO O NO?

Così domani si vota, parliamo di federalismo fiscale. 3 febbraio, giorno della verità. La commissione bicamerale apposita, formata da 30 parlamentari e presieduta da La Loggia (Pdl), si esprimerà sul decreto attuativo che riguarda l’autonomia impositiva comunale.

La Lega, col Ministro Calderoli, cerca ancora la mediazione e cioè la possibilità che almeno un esponente dell’opposizione voti a favore (pare scontato che la Svp, che pure non fa parte della maggioranza, si esprimerà positivamente) ma tutto porta a pensare che si palesi il pareggio: 15 a 15.

Nulla di nuovo, in verità, lo abbiamo già detto più volte. La novità sta nel fatto che la non promozione del federalismo (dato che non sarebbe una vera e propria bocciatura) potrebbe non voler più dire “elezioni anticipate” (come fino a ieri ha sempre dichiarato la Lega), bensì “continuazione in Consiglio dei Ministri o in Parlamento”, poiché la Commissione ha solo un potere consultivo.

Ma a quel punto cosa succederà? Azzardiamo una previsione:  niente elezioni, appunto, dunque nessuna possibilità di far ricadere la responsabilità della mancata approvazione del Federalismo sull’opposizione (cosa che per altro sarebbe inconfutabile) e perciò tutto il tempo, per quest’ultima, di gridare alle “forzature del Governo che non ascolta l’opposizione e i comuni”, all’antidemocrazia governativa e al ricatto leghista… Per poi far partire una potente propaganda mistificatoria come fu per il referendum sulla Devolution del 2006. Alla fine, Sinistra, meridionalisti e democristiani, con il loro enorme potere cultural-mediatico trasformerebbero il federalismo in Male Assoluto.

Fin qua, pazienza. Molti, però, ci cascheranno. Ancora pazienza.

La cosa grave è che, proverbialmente tonti come sono, ci cascheranno molti al Nord (già convinti che ci sarà un aumento delle tasse), con tanti saluti al consenso popolare, per l’ennesimo trionfo della furbizia meridional-democristiana.

Vale la pena creare le condizioni affinché questo accada?