ALDILÀ DELLE CIANCE (sul federalismo fiscale).

Che sia la settimana decisiva? Il 2 febbraio, a detta di molti, si preannuncia come il giorno della verità. E non per il caso Ruby e le fregnacce al seguito, quanto per il destino del Federalismo e più precisamente del decreto attuativo del federalismo (fiscale) municipale.

È un argomento che appassiona poco, in confronto ai festini di Arcore, eppure pare essere l’unica cosa seria di cui si occupa la politica, in questo periodo. Ma probabilmente appassiona poco proprio perché è una cosa seria. Dopo tutto, è inutile raccontarsela, il gossip piccante e lo scontro a suon di chiacchiere e insulti appassiona sempre, come il circo di romana memoria, come il calcio al Bar Sport, come le zuffe tra donne.

Giovedì Annozero toccava il fondo divulgando il cellulare di Berlusconi; due giorni dopo, Libero si vendicava con la pubblicazione di quello di Santoro (grande contro-scorrettezza… Ma che goduria!); ieri sera Porta a Porta era un baillame e il capogruppo dell’Idv Donadi, apprendendo dall’ANSA che Nadia Macrì non poteva aver visto Ruby prendere soldi da Berlusconi perché non era ad Arcore gli stessi giorni della ragazza marocchina, dichiarava: “Non faremo mica un processo con le agenzie di stampa…”, dimenticandosi che è il suo sport preferito; ancora ieri sera Berlusconi interveniva telefonicamente a “L’Infedele” di Gad Lerner, spendendosi nel suo solito contrattacco difensivo e facendoci chiedere il senso di tali interventi.

Niente di nuovo sotto il sole, per carità… Ma che tristezza.

Per fortuna, comunque, le cose serie, quelle che servono, esistono ancora. Siamo tornati al Federalismo. A detta di tutti e a prescindere dall’appartenenza politica, Calderoli sta facendo un ottimo lavoro di proposizione e mediazione con l’opposizione e ora anche con l’associazione dei Comuni (Anci), cosa che fa di questa (almeno finora) l’unica riforma condivisa dal 1994  a questa parte.

Sempre che qualcuno non la butti in caciara e tatticismo politico, come da un po’ di tempo si sospetta (appello del PD alla Lega: “O fai cadere Berlusconi o niente Federalismo”. Della serie noi siamo quelli della responsabilità politica).

15 a 15: questo lo spettro che si aggira tra le aule di Montecitorio, il pareggio tra maggioranza e opposizione in Commissione Bicamerale, ovvero la bocciatura del decreto. Praticamente, il voto contrario di FLI e la dichiarazione ufficiale di becero meridionalismo anti-Lega di Fini.

Bossi lo ha già detto: o il federalismo passa o si torna al voto. Probabilmente un’eventuale crisi non sarà così automatica… In ogni caso, la questione esiste: ciascuno è libero di ciarlare delle frequentazioni di Berlusconi ma quando si parla di cose serie, si parla di cose serie.

Uomo avvisato…

PUNTO DI SVOLTA (sull’oggi e il domani della politica italiana).

I documenti della Procura di Milano sono ora in Parlamento, alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, così domani, senza dubbio, potremo trovare tutto sui giornali (anche se per legge non si potrebbe): intercettazioni, teorie e quant’altro. Avendo chiesto il rito immediato, si suppone che la Procura abbia prove evidenti per sostenere le accuse (prostituzione minorile e concussione). Staremo a vedere.

Personalmente resto dell’idea che l’accusa di prostituzione minorile sia indimostrabile, mentre quella di concussione, legata alla precedente, parrebbe essersi già dimostrata infondata secondo le dichiarazioni della Questura di Milano.

Al netto di tutto questo, comunque, rimane ciò che giudiziariamente non è perseguibile ma che senza dubbio macchia (ma questa è cosa nota) Silvio Berlusconi: ovvero, le sue frequentazioni e il suo stile di vita.

E in ogni caso, siamo, questa volta pare davvero, a un punto di svolta.

Dopo 16 anni, magistrati deviati che sperperano denaro pubblico in inchieste e rilascio di intercettazioni col solo scopo politico (esponenti di una casta di intoccabili che non pagano mai le proprie colpe, come per esempio nei casi, anche recenti, di mafiosi condannati che escono dal carcere per decorrenza dei termini di presentazione delle motivazioni di condanna), Carlo De Benedetti (arci-nemico di Berlusconi, editore del Gruppo Editoriale L’Espresso / La Repubblica e tesserato PD) e una Sinistra incapace di offrire un’alternativa politica, sono riusciti a sputtanare definitivamente Berlusconi.

Ora, dunque, due sono gli scenari che si aprono all’opinione pubblica: 1. Berlusconi è un conclamato puttaniere ma non ha compiuto alcun reato / 2. Berlusconi è un conclamato puttaniere e ha compiuto il reato di prostituzione minorile. Il primo scenario è stabile e datato e, se non si trasforma nel punto 2, il Presidente del Consiglio continuerà la sua lenta discesa ma molto probabilmente non ci saranno scossoni. Il secondo scenario sarebbe inedito e ovviamente devastante (per lui e forse per l’intera alleanza ora al Governo).

In ogni caso, Berlusconi appare in declino e la sua fine, come giustamente da tempo dicono a Sinistra, è solo una questione di tempo e perciò lo stesso Premier, ora più che mai, deve rendersene conto.

Cosa faranno, allora, il Centrodestra e i suoi elettori?

Si ritorna a ciò che scrissi all’indomani dello scoppio del caso Ruby (“Stavolta Silvio l’ha fatta grossa” del 29 ottobre 2010): c’è da pensare al “dopo Berlusconi”. Che farà il Pdl? Che farà la Lega? Chi sarà il successore? Fini e Casini sapranno ereditare il consenso berlusconiano?

Non esistono risposte certe. Si sa, però, che la Lega, impersonata da Bossi (e forse ancor di più dai silenzi di Maroni) parla sempre meno di Berlusconi (non che l’abbia mai fatto molto, in verità) e sempre più di Federalismo, ovvero: “Portiamo a casa il federalismo fiscale e poi si vedrà”. Ossia: usiamo Berlusconi finché ci serve per portare a casa qualcosa di concreto (praticamente l’unica cosa concreta di cui un partito parla, ultimamente) e poi regoliamoci con la sua posizione sempre più indifendibile (politicamente, s’intende, non certo giudiziariamente, materia attorno alla quale i partiti non dovrebbero mai discutere).

Passa il federalismo fiscale, la Lega fa pressioni su Berlusconi il quale è costretto a dimettersi (a prescindere da una condanna) per chiedere le elezioni anticipate magari già con Tremonti candidato premier? Probabilmente, l’ultima parte (Tremonti candidato premier) sarà possibile solo in caso di condanna per prostituzione minorile… Ma Tremonti premier potrebbe essere la soluzione a un risultato elettorale di parità al Senato.

Resta, comunque, che senza una figura al contempo forte e “unitaria” (cioè forte sia al Nord, sia al Sud) come Berlusconi (figura che né Tremonti, né Fini, né Casini potranno mai essere), il Centrodestra e di conseguenza l’intera politica italiana (anche, dunque, se una tale figura dovesse essere trovata a Sinistra), finalmente non potranno più essere come prima: la separazione naturale Nord/Sud sarà inevitabile e in quel momento solo chi da tempo ha profetizzato (e auspicato) tale scenario saprà mostrarsi credibile e pronto.

Il sogno indipendentista è vivo più che mai.

BERLUSCONI INDAGATO: ANALISI DI UN’INCHIESTA (sulle accuse di concussione e prostituzione minorile).

Concussione prostituzione minorile, questi i nuovi capi d’accusa rivolti a Berlusconi per il “caso Ruby“. La Procura di Milano informa che il Presidente del Consiglio è per l’ennesima volta indagato… E lo fa all’indomani della sostanziale bocciatura della legge sul legittimo impedimento automatico per premier e ministri.

Concussione per la telefonata in Questura nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi: avrebbe fatto in modo che i funzionari della Polizia affidassero la minorenne Karima (in arte “Ruby”, all’epoca indagata per furto e perciò per cose che non riguardavano Berlusconi) a Nicole Minetti, consigliere regionale lombarda e igienista dentale del Premier (ritenuta da Berlusconi “persona di fiducia” e quindi degna di ottenere l’affidamento provvisorio della ragazza); prostituzione minorile per aver presumibilmente avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne (sempre Ruby).

Ci si chiede, questa volta come le precedenti, se quest’inchiesta ha senso.

Se abbia senso non si sa… Certo però ha uno scopo. Vediamo di chiarire.  Alla voce “concussione”, il codice penale dice (articolo 317): “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Chiaro.  Ma qual era l’utilità (dato che non ci fu scambio di denaro), cioè il vantaggio per Berlusconi? Secondo la Procura, il fatto che l’affidamento a Nicole Minetti avrebbe impedito di far emergere che lui aveva avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne. Abbastanza arzigogolato come argomento d’accusa, basato, parrebbe, esclusivamente su ipotesi tutte da dimostrare e praticamente indimostrabili.

Come sarà possibile dimostrare che tra Ruby e Berlusconi ci furono rapporti sessuali a pagamento? Con le ricevute? Dubito che la ragazza gliele abbia mai, eventualmente, rilasciate. In ogni caso, proprio Ruby, l’unica assieme a Berlusconi informata davvero sui fatti (a meno che non ci fossero dei guardoni testimoni dei loro fantomatici rapporti sessuali), più volte alla Procura ha dichiarato di non aver mai avuto rapporti sessuali con lui.

L’accusa di prostituzione minorile non potrà mai essere dimostrata perché mancheranno sempre le prove (anche un’eventuale “confessione” di Ruby non avrebbe, probabilmente, alcun peso, dato che dimostrerebbe, una volta di più, la sua già comprovata inattendibilità) e il fatto che i tabulati telefonici dicano che lei sia stata più volte ad Arcore e non una sola come da lei dichiarato nei famosi interrogatori (che dovevano riguardare il suo presunto furto e non le sue frequentazioni col Premier o con chicchessìa… Ma vabbè, questo è un altro discorso) non significa assolutamente nulla ai fini dell’accusa (essere ad Arcore non significa essere a casa di Berlusconi e men che meno a letto con lui).

L’accusa di concussione, poi, oltre ad essere basata su un impianto puramente deduttivo che alla base ha qualcosa di indimostrabile (come detto: la prostituzione minorile), è già stata dichiarata insulsa dalla Questura che appena scoppiò il caso Ruby disse che non ci fu alcuna pressione indebita e tutto si svolse nei termini della prassi e della legalità.

Insomma… Appare evidente quanto questa inchiesta faccia acqua da tutte le parti e abbia un solo, collaudatissimo scopo: attaccare mediaticamente Berlusconi (dato che molto probabilmente le accuse verranno archiviate), anche facendolo comparire in aula ora che il legittimo impedimento è stato bocciato. Vedere il Presidente del Consiglio seduto al banco degli imputati che risponde ad un PM, infatti, ha sempre un grande effetto mediatico (di puro sputtanamento, in questo caso).

Berlusconi è indagato e lo sappiamo perché la Procura lo ha reso pubblico. Ritorna alla mente quando ad essere indagato fu Fini per l’affaire Montecarlo e non se ne seppe nulla fino all’archiviazione già avvenuta (cosa normale, sia chiaro). Ci si chiede perché nel caso di Berlusconi questo non avvenga mai e anzi, si venga sempre a sapere tutto, anche di cose non penalmente o civilmente rilevanti.

Le reazioni? Di Pietro: “Non è colpa della Procura di Milano se deve accertare i fatti rispetto ad un fatto grave: il Presidente del Consiglio nel ruolo e nella funzione che svolge telefona al Questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak quando non è vero; e tutto ciò per coprire comportamenti non legittimi da lui commessi in precedenza”. Insomma, Di Petro ha già deciso, non si sa in base a cosa, che Berlusconi ha avuto comportamenti illegittimi. Le prove, Di Pietro, le prove…?

Bersani: “Ci vengano risparmiati ulteriori mesi di avvitamento dell’Italia sui problemi di Berlusconi […]. Non possiamo permettercelo”. Beh, non si può che essere d’accordo. Peccato che lui e tutta la Sinistra su questo campino da almeno 16 anni.

MASCHERE E SCENEGGIATE NAPOLETANE (sul Pdl).

Prima i mal di pancia di Fini (un anno intero di esternazioni e distinguo), poi il litigio in diretta tra Bocchino e Lupi in TV e nella direzione nazionale del 22 aprile tra Fini e Berlusconi, quindi l’affaire Montecarlo e la “difesa” pubblica del Presidente della Camera tramite video su Internet, il caso Ruby, il tira e molla “crisi/non crisi“… Ora le ministre che si danno della “cagna”, il caso Carfagna/Campania e in ultimis la disputa sull’uso del logo del Pdl.

Da un anno e mezzo a questa parte, il Pdl (con la costola Fli) è sempre più una compagnia di teatro. Di scadente teatro, contorno di pietose sceneggiate napoletane che ne rivelano, se mai ce ne fosse stato bisogno, la natura cortigiana.

Personaggi in cerca di una carezza o un favore dell’imperatore, invidie, rancori, ambizioni personali… Un partito che regge le sue sorti esclusivamente su Berlusconi  e che una volta sparito Berlusconi evaporerà, lasciando scappare i ratti a destra e a manca, alla disperata ricerca di un nuovo piccolo angolo di potere personale.

Nulla di nuovo, si dirà. Ed effettivamente che il Pdl/Fli, come la DC a suo tempo, sia in gran parte un collettore di mediocri “potentandi” è un po’ la scoperta dell’acqua calda… Semplicemente ora la cosa si fa più evidente e, appunto, più teatrale.

Bocchino, Mussolini, Cosentino, Carfagna, Granata… Chissà, magari un giorno saranno i nomi di qualche maschera napoletana, degni compari di Pulcinella.

PALLE, MARASMA E SPERANZA (sulla caduta del Governo)

Siamo al marasma. E i professionisti del marasma danno il meglio di sé. L’ennesimo polverone sollevato dal caso Ruby (e cioè dai magistrati che puntualmente non rispettano il segreto istruttorio), dall’infelice frase sui gay e ora, pare, anche dalle mille nuove escort sparse in tutta Italia, ha favorito una nuova ondata di sinistrorsa indignazione.

Ma di questo, sinceramente, chissenefrega. Il fatto, però, è che siamo in un’insostenibile situazione di caos. E alla fine il Governo Berlusconi cadrà.

Ma mica per Ruby, gay o le escort… Semplicemente per l’ambizione di Fini che nel weekend darà le dimissioni da Presidente della Camera e aprirà ufficiosamente la campagna elettorale (il suo nome nel neonato simbolo di Futuro e Libertà è un chiaro indizio).

Ma allora Fini farà cadere il Governo? Certo che no. Per far cadere il Governo ci vogliono le palle. E lui le palle non le ha. Non lo farà, dunque, perché non vuole prendersene la responsabilità per poi, probabilmente, venire punito dal suo (potenziale) elettorato.

Resta il fatto, però, che a gennaio il Governo cadrà. Tra le righe (ma mica tanto), qualcuno lo ha già detto: lo farà cadere. Questo qualcuno è Bossi. Toccherà a lui prendere in mano le redini della situazione: a gennaio verrà approvato il Federalismo fiscale e allora, finalmente, si porrà fine all’ormai insostenibile pagliacciata finiano-berlusconiana “ti caccio io / no, mi cacci tu”.

E allora che succede? Sarà da vedere cosa farà Napolitano: governo dei vinti o elezioni anticipate?

PD, Udc e Fini le elezioni non le vogliono, ché sanno di perdere ancora. Meglio prima riscrivere la legge elettorale per fare in modo non di vincere, perché non ci riuscirebbero mai, ma almeno di far uscire un risultato di parità tra i 3 poli che giustificherebbe un governo di “grosse koalition” in puro stile democristiano.

Eccolo qua, allora, il punto: ritorna la DC. E peggior cataclisma non potrebbe succedere.

L’unica speranza sono le elezioni anticipate e una titanica campagna elettorale che porti Bossi e Berlusconi (sempre che Berlusconi si ripresenti davvero… E il sogno proibito resta Maroni) a vincere da soli anche al Senato.

Come sognare, è bello anche sperare.

STAVOLTA SILVIO L’HA FATTA GROSSA (e sul sogno Maroni).

Che anche stavolta, come da anni oramai, si assista al solito, noioso show gossipparo su Berlusconi e le sue abitudini, basato su storie e storielle, interrogatori che dovrebbero essere segreti e invece vengono passati dalle procure ai soliti giornali (ovviamente questo non succede se gli interessati si chiamano Fini, per esempio), inchieste giornalistiche da una parte serie e dall’altra strampalate, perfetti strumenti che alimentano la morbosa curiosità dell'”Uomo Qualunque”… è evidente a tutti. E fin qui nulla di strano.

Stavolta però, al netto di ciò, c’è qualcosa di diverso dagli insulsi casi Noemi e D’Addario. Stavolta c’è il (presunto) abuso di potere: la telefonata diretta da Palazzo Chigi alla Questura di Milano per il rilascio immediato di tale Ruby, diciassettenne a caccia di fama fermata dalla Polizia nel maggio scorso, a seguito di una denuncia per furto (3000 euro) sporta dall’ex coinquilina.

È un avvenimento tutto da chiarire e infatti pare che la Questura stia già precisando che il normale procedimento (fermo e interrogatorio) non è stato in alcun modo alterato.

In ogni caso, pare anche che la telefonata ci sia stata. La cosa, dunque, richiede un adeguato approfondimento e le considerazioni del caso. Insomma, sempre se tutto verrà ufficialmente confermato, il Berlusca stavolta l’ha fatta davvero grossa. Lasciamo perdere le accuse di relazione con minorenne che non stanno né in cielo, né in terra… Parliamo di abuso di potere: non è possibile, infatti, che la Presidenza del Consiglio intervenga per far rilasciare una persona denunciata per furto. Evidentemente è una cosa grave e il Presidente del Consiglio dovrà dare spiegazioni.

Tutto ciò, secondo molti, rientra nella presunta fase di declino di Berlusconi. A dir la verità, i dati elettorali e i sondaggi fatti finora dimostrano che il consenso verso Berlusconi è ancora molto alto. Forse da oggi, però, le cose non staranno più così.

Si ripropone, allora, un discorso che ora appare più sostanziale di ieri: gli scenari post-Berlusconi e la sua successione nel Centrodestra. Sono stati fatti tanti nomi, da Fini a Tremonti, fino ad Alfano. Eliminando in partenza l’inconsistente Fini, personalmente credo (ma in realtà si tratta essenzialmente di un sogno) che la persona più giusta per guidare il Centrodestra (cioè Pdl – o meglio, quel che ne resterà una volta defilatosi Berlusconi – e la Lega), sia il ministro dell’Interno Roberto Maroni.

Maroni è oggettivamente una personalità politica (più di Tremonti, che resta pur sempre più un tecnico che un politico) di alto profilo istituzionale, pragmatica, capace e che gode di un alto gradimento del suo operato, grazie alla poderosa lotta alla Mafia che sta fruttando risultati mai visti prima, alla lotta all’immigrazione clandestina e alla tolleranza zero verso gli ultrà.

Maroni, però, è della Lega Nord e se pure ben visto in tutta Italia, difficilmente sarebbe votato aldilà del Rubicone. Un vero peccato.

In ogni caso, quando Berlusconi se ne andrà, inevitabilmente, Maroni o no, si verificherà ciò che Bossi da anni profetizza: la definitiva spaccatura tra Nord (nel quale, presumibilmente, sfonderà la Lega) e Sud (disperatamente ancorato alle sirene assistenzialiste democristiane e finiane). E allora, finalmente, nessuno potrà più rimandare il federalismo politico. Prima che si giunga (magari) alla secessione.

Ogni tanto è bello sognare.