SEMPLICE, VELOCE, INDOLORE (una soluzione per il caso Battisti).

Son passati già due giorni e ancora non è successo quello che dovrebbe succedere. Ossia una “misteriosa” sparizione in Brasile e un “fortuito” ritrovamento in Italia. Di cosa stiamo parlando? Beh, di chi stiamo parlando, casomai. È presto detto: di Cesare Battisti.

L’Italia si è resa ridicola per l’ennesima volta di fronte agli occhi del mondo intero e non per le puttanate di Berlusconi… Ma per cose serie, ossia l’incapacità di farsi rispettare e far rispettare la propria democrazia e il proprio sistema giuridico da un Paese che fino a ieri era una dittatura. Robe da matti.

Cesare Battisti, terrorista rosso condannato in via definitiva per 4 omicidi è libero di spassarsela tra samba e caipirinha, alla faccia delle vittime e dei parenti ancora in attesa di giustizia (che probabilmente non avranno mai).

Saranno contenti quegli “intellettuali” di sinistra italiani e francesi che nel 2004 firmarono (vedi qui) affinché la Francia lo liberasse da una breve incarcerazione dopo anni e anni di libertà protetta dalla cosiddetta “dottrina Mitterrand” e che lodano o denigrano la Giustizia e la Magistratura italiana a seconda di chi da queste viene beneficiato o danneggiato (avversari versus loro stessi o loro amici).

Alcuni nomi? Tiziano Scarpa, scrittore, Paolo Cento, politico (Sinistra Ecologia e Libertà, il partito di Vendola) e Roberto Saviano, che nel 2009, raggiunta la fama con Gomorra, si affrettò a ritirare la firma “in rispetto delle vittime”. Ma per favore…

Son passati due giorni, si diceva, e ancora non è successo quello che ci si aspetta dai nostri Servizi Segreti. Una cosa molto semplice, veloce e indolore: sparizione dell’assassino e fortuito ritrovamento della Polizia nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino.

E dentro, in galera.

PUNTO DI SVOLTA (sull’oggi e il domani della politica italiana).

I documenti della Procura di Milano sono ora in Parlamento, alla Giunta per le autorizzazioni a procedere, così domani, senza dubbio, potremo trovare tutto sui giornali (anche se per legge non si potrebbe): intercettazioni, teorie e quant’altro. Avendo chiesto il rito immediato, si suppone che la Procura abbia prove evidenti per sostenere le accuse (prostituzione minorile e concussione). Staremo a vedere.

Personalmente resto dell’idea che l’accusa di prostituzione minorile sia indimostrabile, mentre quella di concussione, legata alla precedente, parrebbe essersi già dimostrata infondata secondo le dichiarazioni della Questura di Milano.

Al netto di tutto questo, comunque, rimane ciò che giudiziariamente non è perseguibile ma che senza dubbio macchia (ma questa è cosa nota) Silvio Berlusconi: ovvero, le sue frequentazioni e il suo stile di vita.

E in ogni caso, siamo, questa volta pare davvero, a un punto di svolta.

Dopo 16 anni, magistrati deviati che sperperano denaro pubblico in inchieste e rilascio di intercettazioni col solo scopo politico (esponenti di una casta di intoccabili che non pagano mai le proprie colpe, come per esempio nei casi, anche recenti, di mafiosi condannati che escono dal carcere per decorrenza dei termini di presentazione delle motivazioni di condanna), Carlo De Benedetti (arci-nemico di Berlusconi, editore del Gruppo Editoriale L’Espresso / La Repubblica e tesserato PD) e una Sinistra incapace di offrire un’alternativa politica, sono riusciti a sputtanare definitivamente Berlusconi.

Ora, dunque, due sono gli scenari che si aprono all’opinione pubblica: 1. Berlusconi è un conclamato puttaniere ma non ha compiuto alcun reato / 2. Berlusconi è un conclamato puttaniere e ha compiuto il reato di prostituzione minorile. Il primo scenario è stabile e datato e, se non si trasforma nel punto 2, il Presidente del Consiglio continuerà la sua lenta discesa ma molto probabilmente non ci saranno scossoni. Il secondo scenario sarebbe inedito e ovviamente devastante (per lui e forse per l’intera alleanza ora al Governo).

In ogni caso, Berlusconi appare in declino e la sua fine, come giustamente da tempo dicono a Sinistra, è solo una questione di tempo e perciò lo stesso Premier, ora più che mai, deve rendersene conto.

Cosa faranno, allora, il Centrodestra e i suoi elettori?

Si ritorna a ciò che scrissi all’indomani dello scoppio del caso Ruby (“Stavolta Silvio l’ha fatta grossa” del 29 ottobre 2010): c’è da pensare al “dopo Berlusconi”. Che farà il Pdl? Che farà la Lega? Chi sarà il successore? Fini e Casini sapranno ereditare il consenso berlusconiano?

Non esistono risposte certe. Si sa, però, che la Lega, impersonata da Bossi (e forse ancor di più dai silenzi di Maroni) parla sempre meno di Berlusconi (non che l’abbia mai fatto molto, in verità) e sempre più di Federalismo, ovvero: “Portiamo a casa il federalismo fiscale e poi si vedrà”. Ossia: usiamo Berlusconi finché ci serve per portare a casa qualcosa di concreto (praticamente l’unica cosa concreta di cui un partito parla, ultimamente) e poi regoliamoci con la sua posizione sempre più indifendibile (politicamente, s’intende, non certo giudiziariamente, materia attorno alla quale i partiti non dovrebbero mai discutere).

Passa il federalismo fiscale, la Lega fa pressioni su Berlusconi il quale è costretto a dimettersi (a prescindere da una condanna) per chiedere le elezioni anticipate magari già con Tremonti candidato premier? Probabilmente, l’ultima parte (Tremonti candidato premier) sarà possibile solo in caso di condanna per prostituzione minorile… Ma Tremonti premier potrebbe essere la soluzione a un risultato elettorale di parità al Senato.

Resta, comunque, che senza una figura al contempo forte e “unitaria” (cioè forte sia al Nord, sia al Sud) come Berlusconi (figura che né Tremonti, né Fini, né Casini potranno mai essere), il Centrodestra e di conseguenza l’intera politica italiana (anche, dunque, se una tale figura dovesse essere trovata a Sinistra), finalmente non potranno più essere come prima: la separazione naturale Nord/Sud sarà inevitabile e in quel momento solo chi da tempo ha profetizzato (e auspicato) tale scenario saprà mostrarsi credibile e pronto.

Il sogno indipendentista è vivo più che mai.

LA COLPA DI NON ESSERE DI SINISTRA (e sulla violenza e la sua giustificazione).

In Italia c’è un problema. Un grosso problema, un problema che riguarda tante persone: non sono di Sinistra. Un problema grave, qualcosa che va assolutamente combattuto, arginato, debellato. Combattuto, appunto, in ogni modo. Con la denigrazione, il dileggio, l’insulto e le accuse di servilismo o razzismo (a ognuno la sua)… E anche con la violenza, perché no? D’altronde, quando uno se le cerca, se le cerca…

E’ ciò che accade da qualche tempo, in Italia. Assalti a sedi di partiti (Lega Nord in primis) e di sindacati (Cisl, per esempio), contestazioni operate da squadracce organizzate e mandate apposta per zittire gli odiati avversari, anzi, nemici politici (vedi gli episodi di Schifani e Dell’Utri) anche in contesti che nulla hanno a che fare con la politica (o la giustizia) e aggressioni fisiche vere e proprie (Berlusconi, Bonanni e ieri anche Daniele Capezzone), fino a (presunti) attentati (Belpietro).

Poi ci sono le inchieste giudiziarie a senso unico su personaggi (inutile dire chi) e partiti politici (come per esempio le inchieste di Papalia, a Verona, nel 1996 contro la Lega che attentava all’unità nazionale), oltre che su organi d’informazione (vedi Il Giornale e Panorama)… Ma quello è un altro discorso.

Insomma, “chi non è con me è contro di me”. Chi non dà addosso a Berlusconi è un berlusconiano. E se è un giornalista, è un servo. Chi non è di Sinistra è un plagiato dal sistema informativo berlusconiano… E già che ci siamo, è evasore fiscale. Chi vota Lega è un ignorante, bifolco, xenofobo, razzista… e chi più ne ha, più ne metta.

Ecco, dunque, che il contrasto a tutti i costi, anche con la violenza, è giustificato. Perché, dopotutto, siamo in una dittatura in cui il libero pensiero e la libera parola sono proibiti, e contro la dittatura bisogna “resistere, resistere, resistere”.

Ecco, questa è l’Italia. E a dir la verità, la cosa non riguarda solo la Sinistra, riguarda un po’ tutti. Ma se tutto ciò fosse sostenuto e giustificato solo dai centri sociali o dai circoli neofascisti, nulla di cui meravigliarsi. La cosa che rattrista, e che fa pensare su quale sia il concetto di democrazia e rispetto che circola in giro, è che la giustificazione della violenza proviene anche da molte delle cosiddette “persone per bene” (basta farsi un giro su Internet per accorgersene) e, peggio ancora, da esponenti politici di spicco e fior di giornalisti.

Sì, perché “Condanno il gesto… Ma la colpa è di chi ha creato questo clima” non è altro che giustificare la violenza. Punto. E le contestazioni delle squadracce di “zittitori”, anche se non dovessero verificarsi aggressioni o lanci di fumogeni in faccia, sono violenza. Punto.