RIDIAMO TUTTI: SANTORO NON POTRA’ FARE QUELLO CHE VUOLE A LA7.

Da ridere. La7 sospende le trattative con Santoro per “inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti tra autore ed editore”. Da ridere. Ahahah!!!

Sì perché magari stavolta il tribuno Santoro si renderà conto di quanto in un’azienda privata non possa pretendere di fare tutto quello che gli pare senza dover rispondere a niente e a nessuno e senza dover sottostare come tutti i giornalisti di questo mondo (e in generale, come tutti i lavoratori) a delle logiche ed essenziali norme che regolano il rapporto tra dipendente e datore di lavoro.

Stavolta forse capirà che solo alla Rai, la Rai pagata da tutti i cittadini e di cui tanto si dichiarava vittima e che però l’ha mandato (giustamente) in onda sempre e comunque, può dileggiare il proprio direttore (vedi Masi; provate voi a prendere per i fondelli il vostro capo di fronte a milioni di persone e poi vediamo cosa succede) e sbattere in faccia agli abbonati tutta la sua arroganza e supponenza.

Imparerà la lezione? Se devo essere sincero, non credo. Piangerà ancora e si lamenterà della minima libertà di parola in questo Paese, già aiutato da Leoluca Orlando (Idv) che ormai ha sentenziato: “È chiaro a tutti che l’editto bulgaro emanato dal presidente del Consiglio nei confronti di trasmissioni sgradite a Palazzo Chigi come Annozero non solo è ancora in vigore, ma ha ormai superato il duopolio Rai-Mediaset”.

Lui chiagnerà, e magari anche la Telecom, il cui titolo è crollato… Intanto noi ridiamo.

 

 

 

2 SÌ E PER GLI ALTRI DUE NIENTE QUORUM (all’ipocrisia si risponde con la franchezza).

Sono sempre stato dell’idea che nella vita bisogna essere franchi. E allora sarò franco: ai referendum del 12-13 giugno voterò anche (e in alcuni casi prettamente) secondo logiche politiche e d’interesse, come d’altronde politica e d’interesse (ma ipocrita) è la natura degli stessi referendum e di chi li ha promossi.

2 sì ai referendum sull’acqua… E le altre due schede (nucleare e legittimo impedimento) non le ritirerò, affinché non si raggiunga il quorum.

Piccola parentesi: dovevano essere i referendum tacciati dallo strapotere berlusconiano e quindi messi in sordina… In verità sono i più pubblicizzati di sempre, tanto che ti ritrovi i “4 sì” ovunque posi lo sguardo. In parole povere: non se ne può più.

Ma torniamo alla questione. Sì all’abrogazione della gestione privata dell’acqua e alla renumerazione in bolletta degli investimenti fatti dal gestore, e questo non certo perché “l’acqua deve essere un bene comune e non privato o privatizzato” (espressione senza senso, dato che la legge prevede la sola gestione privata di un bene che comunque rimane pubblico e perciò garantito a tutti), né perché tale scelta si riveli effettivamente migliorativa per l’utenza – giacché il sistema idrico italiano, con un facile gioco di parole, “fa acqua da tutte le parti” e la gestione privata, che ovviamente per le spese che si accollerebbe dovrebbe essere ripagata, sarebbe l’unico modo per ammodernarla e renderla efficiente – bensì perché la liberalizzazione della gestione della rete idrica comporterebbe un consistente aumento della bolletta, cosa che, permettetemi di dire, non credo in questo momento “sia nelle nostre tasche”.

Si può fare un paragone semplice: le ferrovie inglesi (private) hanno una qualità migliore di quelle italiane… Ma costano di più. Vogliamo la qualità? Si paga. Vogliamo un servizio capillare, anche se in perdita? Si paga meno… Ma anche la qualità sarà minore. Da noi, poi, diciamoci la verità, è sempre il solito discorso: la rete idrica meridionale è disastrosa (e le responsabilità sappiamo tutti di chi sono) ma quella padana è accettabile… Lascio a voi le conclusioni.

Nucleare? A prescindere dalle argomentazioni, questo referendum sarebbe da affossare solo per la mistificazione creata attorno all’energia nucleare, propagandata come l’energia della morte… Ma per favore. Argomentazioni? Non investire in energia nucleare significa anche non investire in ricerca, ed energia nucleare non vuol dire solo fissione, ma anche fusione a freddo, che porta (molta) energia pulita (http://bologna.repubblica.it/cronaca/2011/01/14/news/fusione_nucleare_a_freddo_a_bologna_ci_siamo_riusciti-11237521/). Altro che eolico o biomasse. Poche chiacchiere: l’energia nucleare è il futuro.

Legittimo impedimento. È una norma già prevista dal codice penale (richiesta di rinvio dell’udienza per impossibilità a comparire per cause di forza maggiore o gravi impegni particolari) che l’attuale maggioranza ha definito (in via transitoria, tra l’altro, 18 mesi in attesa di una legge costituzionale), precisamente per i ministri (e il Presidente del Consiglio è uno di questi). Praticamente, la convocazione del Consiglio dei Ministri diventa per natura “legittimo impedimento”. Embè? Che c’è di strano? Un Consiglio dei Ministri vi pare una cosa da niente?

Ma lasciando da parte il merito, sul quale si può certo discutere, che la nuova legge sul legittimo impedimento sia stata fatta su misura per Berlusconi è risaputo, mica vogliamo prenderci in giro… Ma proprio perché non vogliamo prenderci in giro, dobbiamo chiederci perché si è arrivati a questo. Due parole: accanimento giudiziario, che è lampante (il caso Ruby è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso) e profondamente ingiusto (non mi dilungherò su questo argomento già affrontato in precedenti post).

Se poi a tutto questo vogliamo aggiungere l’ipocrisa di Di Pietro e De Magistris che, promotori dei referendum, si sono avvalsi del legittimo impedimento (ma certo non quello riservato ai ministri, dato che loro vorrebbero cancellare solo quello e non, per esempio, i lavori parlamentari) per delle inchieste nelle quali erano coinvolti… E il fatto che ancora De Magistris (come altri esponenti dell’Idv e del PD) nel 2009 al Parlamento Europeo votò a favore del nucleare… Beh, che dire: a referendum prettamente politici e d’interesse, risposte anche (e per alcuni, prettamente) politiche e d’interesse.

Francamente.

TUTTO CHIARO (sulla non approvazione del federalismo municipale).

Com’era ampiamente previsto, il Terzo Polo, simbolicamente impersonato da Mario Baldassarri, finiano, che era decisivo per l’approvazione o meno del testo, ha votato contro, così il federalismo fiscale municipale non è passato.

15 a 15, ossia pareggio. Questo significa che il parere della Bicameralina non è favorevole… E ora “vediamo” cosa succederà, come dichiara Umberto Bossi.

La lunga mattinata era iniziata con un colloquio di qualche decina di minuti tra lo stesso Bossi e Fini (da soli, senza altri presenti… Chissà cosa si son detti) ma a quanto pare, il Senatur non è riuscito a ottenere nulla (che si possa sapere).

In ogni caso, la questione è chiara: PD, Idv e Terzo Polo hanno voluto dare un valore meramente politico al voto per puro opportunismo (assestare un colpo mortale a Berlusconi), fregandosene degli interessi dei cittadini, dichiarandosi contrari a un testo ampiamente condivisibile che andava incontro, come poche volte (forse mai) si è visto nella politica italiana, alle loro stesse istanze e a quelle dei Comuni (capeggiati da Chiamparino, PD).

Se ne dovranno assumere la responsabilità.

ALDILÀ DELLE CIANCE (sul federalismo fiscale).

Che sia la settimana decisiva? Il 2 febbraio, a detta di molti, si preannuncia come il giorno della verità. E non per il caso Ruby e le fregnacce al seguito, quanto per il destino del Federalismo e più precisamente del decreto attuativo del federalismo (fiscale) municipale.

È un argomento che appassiona poco, in confronto ai festini di Arcore, eppure pare essere l’unica cosa seria di cui si occupa la politica, in questo periodo. Ma probabilmente appassiona poco proprio perché è una cosa seria. Dopo tutto, è inutile raccontarsela, il gossip piccante e lo scontro a suon di chiacchiere e insulti appassiona sempre, come il circo di romana memoria, come il calcio al Bar Sport, come le zuffe tra donne.

Giovedì Annozero toccava il fondo divulgando il cellulare di Berlusconi; due giorni dopo, Libero si vendicava con la pubblicazione di quello di Santoro (grande contro-scorrettezza… Ma che goduria!); ieri sera Porta a Porta era un baillame e il capogruppo dell’Idv Donadi, apprendendo dall’ANSA che Nadia Macrì non poteva aver visto Ruby prendere soldi da Berlusconi perché non era ad Arcore gli stessi giorni della ragazza marocchina, dichiarava: “Non faremo mica un processo con le agenzie di stampa…”, dimenticandosi che è il suo sport preferito; ancora ieri sera Berlusconi interveniva telefonicamente a “L’Infedele” di Gad Lerner, spendendosi nel suo solito contrattacco difensivo e facendoci chiedere il senso di tali interventi.

Niente di nuovo sotto il sole, per carità… Ma che tristezza.

Per fortuna, comunque, le cose serie, quelle che servono, esistono ancora. Siamo tornati al Federalismo. A detta di tutti e a prescindere dall’appartenenza politica, Calderoli sta facendo un ottimo lavoro di proposizione e mediazione con l’opposizione e ora anche con l’associazione dei Comuni (Anci), cosa che fa di questa (almeno finora) l’unica riforma condivisa dal 1994  a questa parte.

Sempre che qualcuno non la butti in caciara e tatticismo politico, come da un po’ di tempo si sospetta (appello del PD alla Lega: “O fai cadere Berlusconi o niente Federalismo”. Della serie noi siamo quelli della responsabilità politica).

15 a 15: questo lo spettro che si aggira tra le aule di Montecitorio, il pareggio tra maggioranza e opposizione in Commissione Bicamerale, ovvero la bocciatura del decreto. Praticamente, il voto contrario di FLI e la dichiarazione ufficiale di becero meridionalismo anti-Lega di Fini.

Bossi lo ha già detto: o il federalismo passa o si torna al voto. Probabilmente un’eventuale crisi non sarà così automatica… In ogni caso, la questione esiste: ciascuno è libero di ciarlare delle frequentazioni di Berlusconi ma quando si parla di cose serie, si parla di cose serie.

Uomo avvisato…