LA “SALVA-FININVEST”? ISTANZA LEGITTIMA (ma è stato meglio ritirarla).

Farò l’avvocato del Diavolo. Mi spiegate, aldilà della (grave) inopportunità di metterla nella manovra economica, cosa c’era di vergognoso nella cosiddetta norma “salva-Fininvest”?

La questione è abbastanza complicata ma cominciamo, intanto, col dire che non avrebbe “salvato” nessuno, perché si sarebbe trattato di rinvio (e non annullamento) a definitiva sentenza di Cassazione del pagamento di un risarcimento eventualmente confermato in appello.

Passo indietro: il contesto riguarda il risarcimento di 750 milioni che la Fininvest di Berlusconi è stata condannata in primo grado a pagare alla Cir di De Benedetti (vedi Lodo Mondadori – causa civile) e per la quale, come detto, si attende la sentenza d’appello e la conseguente probabile richiesta d’esame in Cassazione.

Andiamo ora alle radici della questione. A differenza di quello penale, il diritto civile prevede la provvisoria esecuzione della sentenza di condanna già in primo grado e la sua sospensione solo su facoltà del giudice secondo determinate ragioni (art. 282 e art. 283 del Codice di Procedura Civile).

Perché questa differenza con l’ambito penale? A quanto pare, perché essendo le misure di condanna civili meno gravi di quelle penali (che possono riguardare l’incarcerazione, ossia la privazione della libertà personale) si vuole venire incontro più alla parte richiedente (per esempio, il creditore di un debito) affinché possa avere accesso subito al risarcimento, che al convenuto (per esempio, il debitore giudicato tale in primo grado), dati i tempi lunghi del processo civile.

La “salva-Fininvest” inseriva l’automaticità di sospensione dell’esecutività della sentenza di condanna (che perciò non sarebbe più stata soggetta a decisione del giudice secondo il succitato art. 283 c.p.c.) fino all’ultimo grado di giudizio per risarcimenti superiori a 20 milioni di euro (10 in primo grado) e questo effettivamente appare discutibile, in quanto il diritto vale per tutti o per nessuno.

Discutibile, comunque, non vergognoso. Aldilà dell’evidente ragione della norma (venire incontro a un’esigenza del Premier), infatti, la negatività della sua essenza è tutta da verificare. Insomma, ci sarebbe da riflettere e non da stracciarsi le vesti, perché effettivamente, trattandosi di cifre tali, si parla pur sempre di colpo mortale a un’azienda, cosa che potrebbe far rivedere i concetti di esecuzione diretta della condanna e facoltà del giudice senza doversi scandalizzare.

Si badi bene, non sostengo convintamente la norma, perché appunto richiede un’attenta riflessione e al momento non posso essere convinto di nulla, ma sostengo certamente la sua legittimità, almeno sotto forma di proposta di legge.

Dal lato politico, comunque, contando anche sul fatto che tale norma pare essere comparsa, così dal nulla, solo dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri, all’insaputa di tutti (tranne che di Berlusconi, evidentemente), ha fatto bene la Lega a pretenderne il ritiro dal documento della manovra economica, perché appunto si trattava di giustizia e non certo di economia.

Le vere ragioni, però, sono altre, ossia politiche. Da Pontida in poi, infatti, il partito di Bossi non può più permettersi di far ingoiare rospi al proprio elettorato, dato che qualsiasi legge nata da un’esigenza del Premier, pur se condivisibile o almeno legittima come in questo caso, passa per “legge ad-personam”, e per questa ragione ingiusta.

Doveroso, dunque, ritirare il comma “incriminato”. Ma la questione richiede attenta riflessione, senza pregiudizi di sorta.

SEMPLICE, VELOCE, INDOLORE (una soluzione per il caso Battisti).

Son passati già due giorni e ancora non è successo quello che dovrebbe succedere. Ossia una “misteriosa” sparizione in Brasile e un “fortuito” ritrovamento in Italia. Di cosa stiamo parlando? Beh, di chi stiamo parlando, casomai. È presto detto: di Cesare Battisti.

L’Italia si è resa ridicola per l’ennesima volta di fronte agli occhi del mondo intero e non per le puttanate di Berlusconi… Ma per cose serie, ossia l’incapacità di farsi rispettare e far rispettare la propria democrazia e il proprio sistema giuridico da un Paese che fino a ieri era una dittatura. Robe da matti.

Cesare Battisti, terrorista rosso condannato in via definitiva per 4 omicidi è libero di spassarsela tra samba e caipirinha, alla faccia delle vittime e dei parenti ancora in attesa di giustizia (che probabilmente non avranno mai).

Saranno contenti quegli “intellettuali” di sinistra italiani e francesi che nel 2004 firmarono (vedi qui) affinché la Francia lo liberasse da una breve incarcerazione dopo anni e anni di libertà protetta dalla cosiddetta “dottrina Mitterrand” e che lodano o denigrano la Giustizia e la Magistratura italiana a seconda di chi da queste viene beneficiato o danneggiato (avversari versus loro stessi o loro amici).

Alcuni nomi? Tiziano Scarpa, scrittore, Paolo Cento, politico (Sinistra Ecologia e Libertà, il partito di Vendola) e Roberto Saviano, che nel 2009, raggiunta la fama con Gomorra, si affrettò a ritirare la firma “in rispetto delle vittime”. Ma per favore…

Son passati due giorni, si diceva, e ancora non è successo quello che ci si aspetta dai nostri Servizi Segreti. Una cosa molto semplice, veloce e indolore: sparizione dell’assassino e fortuito ritrovamento della Polizia nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino.

E dentro, in galera.

EVIDENZE.

Evidenza 1: la casa di Montecarlo è stata venduta a un valore 4 volte più basso del valore di mercato ma di questo la Procura di Roma se ne frega.

Evidenza 2: la casa è di Tulliani e la Procura di Roma se ne frega ancora.

Evidenza 3: per quanto aveva inequivocabilmente annunciato, Fini dovrebbe dimettersi. Ma non lo fa.

Evidenza 4: quando l’indagato si chiama Fini, nessuno sa niente finché la Procura non chiede l’archiviazione. Quando si chiama Berlusconi lo sa il mondo intero nel giro di poche ore con dovizia di particolari.

Evidenza 5: i magistrati passano continuamente, andando contro il codice di procedura penale, documenti coperti da segreto istruttorio a certi giornalisti che, pubblicandoli, violano il codice penale.

Evidenza 6: nessun appartenente alla casta togata viene mai perseguito per tali abusi, a meno che non sia un consigliere laico del CSM di area Lega, e così è per i giornalisti, a meno che non siano de Il Giornale. Stiamo parlando della novità di giornata: per la storia degli amori clandestini di Ilda Boccassini sono state perquisite le case di Matteo Brigandì, ex deputato della Lega Nord, ora consigliere laico del CSM, e di Anna Maria Greco, cronista de Il Giornale.

Evidenza 7: le toghe politicizzate esistono e hanno un potere immenso.

Evidenza 8: negare il punto 7 è ridicolo.

Evidenza 9: qualcuno commenterà a questo post con altrettante evidenze anti-berlusconiane, anti-Lega o anti-sottoscritto.

Evidenza 10: chissenefrega.

BERLUSCONI INDAGATO: ANALISI DI UN’INCHIESTA (sulle accuse di concussione e prostituzione minorile).

Concussione prostituzione minorile, questi i nuovi capi d’accusa rivolti a Berlusconi per il “caso Ruby“. La Procura di Milano informa che il Presidente del Consiglio è per l’ennesima volta indagato… E lo fa all’indomani della sostanziale bocciatura della legge sul legittimo impedimento automatico per premier e ministri.

Concussione per la telefonata in Questura nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorsi: avrebbe fatto in modo che i funzionari della Polizia affidassero la minorenne Karima (in arte “Ruby”, all’epoca indagata per furto e perciò per cose che non riguardavano Berlusconi) a Nicole Minetti, consigliere regionale lombarda e igienista dentale del Premier (ritenuta da Berlusconi “persona di fiducia” e quindi degna di ottenere l’affidamento provvisorio della ragazza); prostituzione minorile per aver presumibilmente avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne (sempre Ruby).

Ci si chiede, questa volta come le precedenti, se quest’inchiesta ha senso.

Se abbia senso non si sa… Certo però ha uno scopo. Vediamo di chiarire.  Alla voce “concussione”, il codice penale dice (articolo 317): “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri costringe o induce taluno a dare o promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Chiaro.  Ma qual era l’utilità (dato che non ci fu scambio di denaro), cioè il vantaggio per Berlusconi? Secondo la Procura, il fatto che l’affidamento a Nicole Minetti avrebbe impedito di far emergere che lui aveva avuto rapporti sessuali a pagamento con una minorenne. Abbastanza arzigogolato come argomento d’accusa, basato, parrebbe, esclusivamente su ipotesi tutte da dimostrare e praticamente indimostrabili.

Come sarà possibile dimostrare che tra Ruby e Berlusconi ci furono rapporti sessuali a pagamento? Con le ricevute? Dubito che la ragazza gliele abbia mai, eventualmente, rilasciate. In ogni caso, proprio Ruby, l’unica assieme a Berlusconi informata davvero sui fatti (a meno che non ci fossero dei guardoni testimoni dei loro fantomatici rapporti sessuali), più volte alla Procura ha dichiarato di non aver mai avuto rapporti sessuali con lui.

L’accusa di prostituzione minorile non potrà mai essere dimostrata perché mancheranno sempre le prove (anche un’eventuale “confessione” di Ruby non avrebbe, probabilmente, alcun peso, dato che dimostrerebbe, una volta di più, la sua già comprovata inattendibilità) e il fatto che i tabulati telefonici dicano che lei sia stata più volte ad Arcore e non una sola come da lei dichiarato nei famosi interrogatori (che dovevano riguardare il suo presunto furto e non le sue frequentazioni col Premier o con chicchessìa… Ma vabbè, questo è un altro discorso) non significa assolutamente nulla ai fini dell’accusa (essere ad Arcore non significa essere a casa di Berlusconi e men che meno a letto con lui).

L’accusa di concussione, poi, oltre ad essere basata su un impianto puramente deduttivo che alla base ha qualcosa di indimostrabile (come detto: la prostituzione minorile), è già stata dichiarata insulsa dalla Questura che appena scoppiò il caso Ruby disse che non ci fu alcuna pressione indebita e tutto si svolse nei termini della prassi e della legalità.

Insomma… Appare evidente quanto questa inchiesta faccia acqua da tutte le parti e abbia un solo, collaudatissimo scopo: attaccare mediaticamente Berlusconi (dato che molto probabilmente le accuse verranno archiviate), anche facendolo comparire in aula ora che il legittimo impedimento è stato bocciato. Vedere il Presidente del Consiglio seduto al banco degli imputati che risponde ad un PM, infatti, ha sempre un grande effetto mediatico (di puro sputtanamento, in questo caso).

Berlusconi è indagato e lo sappiamo perché la Procura lo ha reso pubblico. Ritorna alla mente quando ad essere indagato fu Fini per l’affaire Montecarlo e non se ne seppe nulla fino all’archiviazione già avvenuta (cosa normale, sia chiaro). Ci si chiede perché nel caso di Berlusconi questo non avvenga mai e anzi, si venga sempre a sapere tutto, anche di cose non penalmente o civilmente rilevanti.

Le reazioni? Di Pietro: “Non è colpa della Procura di Milano se deve accertare i fatti rispetto ad un fatto grave: il Presidente del Consiglio nel ruolo e nella funzione che svolge telefona al Questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak quando non è vero; e tutto ciò per coprire comportamenti non legittimi da lui commessi in precedenza”. Insomma, Di Petro ha già deciso, non si sa in base a cosa, che Berlusconi ha avuto comportamenti illegittimi. Le prove, Di Pietro, le prove…?

Bersani: “Ci vengano risparmiati ulteriori mesi di avvitamento dell’Italia sui problemi di Berlusconi […]. Non possiamo permettercelo”. Beh, non si può che essere d’accordo. Peccato che lui e tutta la Sinistra su questo campino da almeno 16 anni.

LIBERI TUTTI (sull’impunità dei fascisti di Sinistra).

Meno male che si sarebbe in una dittatura berlusconiana in cui la libertà è costantemente in pericolo. Beh, non certo quella dei teppisti, a quanto pare. La libertà di devastare una città, di compiere inaudite violenze, distruggere vetrine, incendiare mezzi della Guardia di Finanza, lanciare bombe carta, aggredire poliziotti e rubare loro manette e manganelli… La libertà di poter fare le stesse cose, il giorno dopo, impuniti.

Meno male che con i vari decreti sicurezza si gridava allo Stato poliziotto, meno male che il dissenso in questo Paese non era più tollerato… Meno male.

La verità è che in questo ridicolissimo Paese le Forze dell’Ordine arrestano i teppisti in flagranza di reato e i magistrati meno di ventiquattro ore dopo rilasciano tutti… Con tanti saluti alla tanto evocata legalità.

Più di quaranta fermi, un solo arresto confermato (aspettiamoci, comunque, la prossima liberazione). E il PD accusa Maroni di aver fatto infiltrare poliziotti provocatori. Questa è la dittatura berlusconiana.

Per carità, non conosciamo le dinamiche esatte di ciascun caso e sicuramente tra i fermati ci sarà qualcuno preso ingiustamente dal mucchio, i giudici servono a questo, a fare chiarezza e convalidare l’arresto solo per i casi in qualche modo accertati… Ma, delle due, l’una: o abbiamo una Polizia che non sa fare il proprio mestiere o quei giudici se ne fregano della loro tanto amata legalità… Purché non si parli di Qualcuno, s’intende.

In ogni caso, aldilà della specifica contingenza, due cose, lampanti, si stagliano nel firmamento della dittatura berlusconiana: l’impunità per i fascisti di Sinistra e l’indecenza di chi s’indigna solo quando fa comodo.

Quando impareranno a vergognarsi?

PERCHÉ SAKINEH NON POTEVA ESSERE LIBERATA (sulla faciloneria di giornalisti e politici).

Ieri sera, agenzie di stampa riportate dai telegiornali dicevano che Sakineh Mohammadi Ashtiani, la nota donna iraniana in attesa di esecuzione della condanna a morte per coinvolgimento nell’omicidio del marito, veniva scarcerata. Oggi siamo venuti a sapere che la notizia era falsa: la sua “liberazione”, infatti, altro non era che un’uscita dal carcere per recarsi a casa a girare un video di ricostruzione del delitto.

Lasciamo perdere la barbarie della ricostruzione di un delitto da parte degli stessi protagonisti (qualsiasi sia il fine)… Ciò che merita un ragionamento  è l’accoglienza delle due notizie da parte di giornalisti, commentatori e politici.

“Sakineh è stata liberata”: giubilo e felicità, sollievo da parte di tutti. Me compreso, sia chiaro. Poi però stamattina arriva la smentita. A quel punto mi chiedo, per quale motivo, effettivamente, avrebbe dovuto essere scarcerata.

Sakineh, infatti, è stata condannata in 3 gradi di giudizio (settembre 2006, maggio 2007, settembre 2010) all’impiccagione per un omicidio che ha confessato (e non alla morte per lapidazione causa adulterio, cosa per la quale fu già condannata  nel 2006 con 99 frustate   – pena eseguita – anche se in verità si trattò non già di adulterio, bensì di “relazione illecita”, dopo la morte del marito, con altri 2 uomini). La difesa, comunque, dice che l’imputata ha confessato sotto tortura e questo, naturalmente, fa sorgere dei doverosi dubbi sulla regolarità del processo. Ma non possono che restare dei dubbi, non certo certezze.

Questo significa che se anche la condanna a morte non dovesse essere eseguita in seguito, per esempio, a un perdono dell’Ayatollah Khamenei (Guida Suprema della Repubblica teocratica dell’Iran), in ogni caso Sakineh non potrebbe essere liberata, perché dovrebbe comunque scontare la propria pena in carcere (se non erro, l’ergastolo).

Insomma, al netto della giustizia o meno del caso, la liberazione non avrebbe avuto alcun senso, perciò la smentita poteva essere ben prevista. Non si capisce, infatti, come il sistema giudiziario iraniano sarebbe potuto passare da tre sentenze di condanna alla liberazione.

Sia chiaro, non stiamo discutendo del fatto che sia giusto o no che Sakineh sia stata condannata, come della giustizia o meno della pena di morte o delle frustrate per adulterio, giacché per il primo degli argomenti non si hanno conoscenze adeguate, mentre per gli altri due, certamente, almeno per il terzo (io anche per il secondo) possiamo tutti definirci contrari… ma se la legge iraniana quello prevede… Beh, quello prevede.

Stiamo discutendo, infatti, di cosa è plausibile commentare con ragionata soddisfazione e cosa no, o almeno non del tutto. Stiamo ragionando, anche, attorno a quello che oggi un Ministro delle Repubblica come Mara Carfagna dice: “L’auspicio di tutti è che questa donna venga liberata quanto prima”. In base a cosa, non si sa. L’innocenza di Sakineh, infatti, è tutta da dimostrare. In base a quale certezza, allora, si può auspicare una liberazione?

Si può auspicare una commutazione della condanna, dato che l’Italia ripudia la pena di morte, e si poteva auspicare la non condanna per “relazione illecita”… Ma non la liberazione per una persona condannata per omicidio in 3 gradi di giudizio.

Insomma, la questione è abbastanza complicata, e non è nemmeno detto che sia come abbiamo testé illustrato (le notizie su tutto il caso sono contrastanti e pare che la donna in foto non sia nemmeno lei)… Ma di certo non la si può riassumere in slogan e dichiarazioni sbrigative.

QUANDO IL SINDACO È LEGHISTA (sul caso di Yara e le polemiche a senso unico).

Non poteva che saltar fuori qualche imbecille con lo striscione razzista… E non poteva che saltar fuori il solito accostamento (implicito e anche no) con la Lega. Stiamo parlando di Brembate, naturalmente.

Due giorni fa un uomo veniva fatto scendere da un traghetto diretto in Marocco e fermato, accusato di essere coinvolto nella sparizione e probabile uccisione di Yara Gambirasio. E allora giù di titoloni, della serie: “Scomparsa di Yara, fermato un magrebino” (Corriere della Sera), “Yara è stata uccisa, fermato un tunisino” (La Repubblica). Naturalmente, al fatto che l’uomo fosse marocchino (o tunisino, come sembrava all’inizio) veniva (e viene tuttora) dato ampio risalto, con le prevedibili conseguenze del caso.

E così, a Brembate, paese bergamasco preso a modello in questi giorni per discrezione e rispetto nei confronti dei genitori e degli inquirenti, compaiono gli inevitabili (quanto evitabili) striscioni come “Marocchini fuori da Bergamo”, peraltro sparuti. Ma vabbè, chissenefrega, uno solo o due bastano per far notizia.

Perché questo è il punto: cosa fa notizia e cosa non la fa, cosa si scrive e cosa non si scrive… E con quale intenzione. Leggo l’articolo di Marco Imarisio sul Corriere.it e il sottotitolo fa: “Il sindaco leghista prova a calmare gli animi: Ci dissociamo da questi episodi”, salvo poi leggere all’interno dell’articolo: “[…] l’immagine del paese leghista brutto sporco e cattivo […]”.

Ovviamente, nell’articolo equivalente de La Repubblica, come in qualsiasi altro servizio tv/radio (che ho visto/sentito), non si cita l’appartenenza politica del sindaco Diego Locatelli e nemmeno del “compagno di partito” Giacomo Stucchi che dice: Gli squilibrati ci sono ovunque, mi dissocio in tutti i modi contro questi gesti che se la prendono con un’intera comunità, e non contribuiscono sicuramente a creare un clima sereno intorno alle indagini e alla famiglia. Lancio un appello alla calma” (La Repubblica).

Non c’è bisogno di dire che se il sindaco avesse detto, per esempio: Marocchini assassini, a casa!, tutti saremmo stati prontamente informati della sua appartenenza politica. Ma naturalmente, prima bisogna dire che il fermato è extracomunitario (senza che questo sia rilevante ai fini della notizia in sé) e poi bisogna lanciare la polemica sul razzismo degli abitanti del paese bergamasco “leghista sporco e cattivo” (Ma… Rosarno non era in Calabria? E il campo nomadi incendiato di Ponticelli non era a Napoli? E le frequenti aggressioni razziste della periferia romana non sono a Roma, appunto?).

Quindi ora aspettiamoci l’uscita xenofoba di qualche imbecille consigliere comunale targato Lega, l’amplissimo risalto alla sua appartenenza politica e di conseguenza l’accostamento “Lega-razzismo”.

Perché certe associazioni, si sa, vanno fatte a senso unico.

28/30 (su chi chiacchiera e chi fa).

Certo non lo dico io per primo… Già alla notizia di ieri (l‘arresto del boss Iovine) la cosa si era resa evidente da sé e giustamente puntualizzata da chi di dovere: quando si entra nell’argomento Mafia (e ‘Ndrangheta o Camorra), in Italia c’è chi chiacchiera… E c’è chi fa. Ma poi mica solo per quanto riguarda l’argomento Mafia… Un po’ per tutto.

Arrestato il 28esimo grande latitante su 30, in 2 anni. Come dice Maroni, 1 al mese. Latitante da quanti anni? 14.

A questo punto sorge spontanea una serie di domande: com’è possibile che in 14 anni non si sia mai riusciti ad arrestare Iovine? Com’è possibile che in questi 2 anni siano stati arrestati 28 dei 30 più pericolosi boss latitanti da decine di anni? Com’è possibile che solo ora, pare, si stia facendo qualcosa di davvero concreto contro la malavita organizzata? Certo, non possiamo dire che la si stia sconfiggendo, c’è ancora molto da farespecialmente al Nord, come giustamente ricorda Saviano al netto delle fregnacce sulla Lega collusa.

Sulla Mafia si è parlato tanto, fino a ieri, e quanto è stato fatto? Fino a ieri.

Oggi le cose paiono diverse.

IL MESSIA HA PARLATO: LA LEGA E’ COLLUSA CON LA ‘NDRANGHETA (sull’intervento di Saviano a “Vieni via con me”).

E così il Messia ha parlato. Così colui che lamentandosi della censura dice sempre quel che vuole, colui che mille volte minaccia di lasciare l’Italia e mai se ne va, colui che in quanto Eletto fa politica ma non fa politica… Ecco, Egli ha parlato. E ha così ha sentenziato: la ‘Ndrangheta interloquisce con la Lega, perciò la Lega è collusa con la ‘Ndrangheta.

Finalmente ora sappiamo davvero cos’è la Lega Nord: un’organizzazione a delinquere che con la ‘Ndrangheta si spartisce il potere e i loschi traffici in Lombardia, nuova Terra Promessa della malavita calabrese, ora in società con Bossi & Co.

Finalmente ora sappiamo chi non dovremo votare, perché l’Unto ha parlato.

Proprio ieri si parlava di Intoccabili…  E proprio ieri sera Roberto Saviano, dal pulpito della sua cattedrale mediatica, investito della facoltà divina di lanciare accuse senza contraddittorio, Egli, il Cavaliere senza macchia e senza peccato, l’Intoccabile per eccellenza, scaglia il suo anatema contro la Lega.

In Lombardia la ‘Ndrangheta si sta infiltrando e diventa sempre più potente. La colpa? Ovvio, della Lega, che in quelle terre governa incontrastata e che per statuto dettato dall’ideologo Gianfranco Miglio convive con l’associazione a delinquere calabrese e la favorisce, spartendo con essa il territorio e gli interessi.

Qualcuno dica a Saviano che la Lega non governa tutta la Lombardia, e nemmeno gran parte.

Qualcuno gli dica che grazie al Ministro dell’Interno, tale Roberto Maroni, ‘Ndrangheta, Mafia e Camorra subiscono ogni giorno colpi mortali con l’arresto di migliaia di appartenenti, confisca dei beni e riutilizzo degli stessi per la società civile come mai prima. MAI.

Qualcuno gli dica che la ‘Ndrangheta al Nord è arrivata grazie al trasferimento dei suoi esponenti nelle carceri di Lombardia, Piemonte e Veneto negli anni Ottanta, cosa contro la quale la Lega Nord, unico partito, si era sempre battuta.

Qualcuno gli dica che non tutto il mondo è come la sua Campania: non tutto il mondo vede la mafia a capo di un sistema cultural-socio-politico-economico accettato. Non in tutto il mondo l’illegalità è il principio primo del patto sociale come nella sua Campania.  In altre parti del mondo, la mafia non è sistema, bensì semplicemente un’associazione a delinquere che ovviamente cerca di infiltrarsi nelle economie sviluppate… Ma non fa sistema. Come nella sua Campania.

Ah! E qualcuno gli ricordi che Roberto Maroni è della LEGA NORD.

Fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/10/11/16/saviano-vieni-via-con-me-ndrangheta-lega.html