PRESIDENTE, LA MONNEZZA NAPOLETANA IN VENETO, MAI!

Prepariamoci, i rifiuti di Napoli dovremo mangiarceli noi. Come sempre. La vergogna continuerà a perpetrarsi, per volere del Napolitano, che ha già sollecitato il Governo a intervenire e a chiedere alle Regioni di farsi carico della STRAMALEDETTA monnezza napulitana, frutto della stramaledetta napoletanità.

Perciò sappiamo chi dovremo ringraziare.

Poche parole oggi, in questo blog: la Lega (che ha già stoppato 2 volte il decreto in Consiglio dei Ministri ma che ora dovrà scontrarsi col Presidente della Repubblica) non dovrà permetterlo. Zaia non dovrà permetterlo.

La monnezza in Veneto, MAI.

 

 

 

5 risposte a "PRESIDENTE, LA MONNEZZA NAPOLETANA IN VENETO, MAI!"

  1. Piangere, bisogna piangere. Come fanno loro: “uè… lo stato c’abbbandonato…”
    Già visto con le frane sulle case (abusive) di Messina.
    Piangete, che tanto troverete sempre chi continuerà a regalare soldi al “Mezzogiorno”, perchè BISOGNA aiutare il meridione. Non si sa perchè, ma la questione meridionale torna sempre fuori. Dev’essere una scomoda eredità borbonica. Ah, che bello quando Napoli era dei Borboni. Che bello quando le differenze culturali, linguistiche, sociali coincidevano con differenti confini.
    Oggi invece… aiutiamoli, non è mica colpa loro se non differenziano. E’ sempre e solo colpa della camorra. Se buttano la carta con il cibo, la plastica con il legno e il vetro è colpa della mafia. Ce lo dice anche Saviano.

    Scusa lo sfogo, forse in parte OT. Speriamo che Zaia tenga duro. Speriamo.

  2. Monnezza Napoletana: risarcimento perdita immagine e danno al Made in Italy

    Quanti sono i danni incontrovertibili quanto provati quotidianamente dell’eccidio compiuto dai napoletani nei confronti dell’immagine dello stato unitario, del suo grado di fiducia riscosso all’estero e dal durissimo danno inferto alla credibilità del marchio del Made in Italy dalla annosa questione delle emergenza dei rifiuti?

    Questa è una domanda ovvia ed assai giusta che nessun interlocutore politico rischia di portare nelle doverose sedi politiche e giudiziarie, come nelle dovute sedi di contenzioso legale per il risarcimento del danno.

    Qunatificazione del danno ed individuazione delle responsabilità amministrative, civili, politiche, individuali, collettive e penali.

    Insomma, tutti noi sappiamo ampiamente quanto sia dannoso all’immagine dell’intero paese lo stile di vita napoletano, che balza agli onori della cronaca spesso e volentieri per le truffe e le manovre di aggiramento della legalità che hanno infine preso per antonomasia, il nome di “truffa alla napoletana”.

    Con la questione infinta della “monnezza napoletana” poi, il rischio che l’immagine della imprenditoria italiana, della qualità offerta dai servizi italiani, come dai prodotti italiani, venga messa seriamente a rischio e danneggiata da una responsabilità che è unicamente ed univocamente napoletana:

    l’emergenza dei rifiuti napoletani deriva esclusivamente dalla manifesta incapacità dei napoletani di governare il proprio ciclo dei rifiuti, producendo un serissimo danno che si ripercuote su tutta la comunità nazionale, proprio in un momento di crisi in cui, serviva tutt’altra immagine ai servizi ed ai prodotti italiani.

    Resta ancora aperta la questione del risarcimento del danno cui dovrebbe corrispondere la cittadinanza napoletana con le sue istituzioni di prossimità, e resta ancora incerto chi possa realizzare questa richiesta di risarcimento, ai danni di chi e per quali motivi.

    Potrebbe essere una associazione di una categoria produttiva, un sindacato dei produttori colpiti e danneggiati, una associazione di commercianti o di produttori, un sindacato dei lavoratori di un settore produttivo, un movimento o un partito politico particolarmente vicino alle questioni della difesa dell’ambiente, del territorio ovvero posto a difesa e tutela di interessi territoriali differenti da quelli napoletani, ad esempio, a difesa, tutela e garanzia degli interessi italiani.

    Oppure basterebbe la denuncia di un solo singolo cittadino italiano?

    Una class action ovvero una normale azione legale di risarcimento del danno?

    E non sarebbe possibile escludere d’ora in poi dall’uso del marchio made in Italy a quelle popolazioni che si sono macchiate di averne diminuito l’immagine qualitativa con loro azioni ed omissioni?

    Chi o cosa dovrebbe agire per questa diffida?

    O non dovrebbe essere proprio il governo nazionale ovvero la figura del capo dello stato ad avviare azioni di tutela e di garanzia dell’immagine dello stato italiano, dei cittadini italiani, del popolo italiano, dei prodotti e dei servizi italiani, del mondo produttivo italiano, del marchio Made in Italy italiano, proprio perchè trattasi di un marchio unitario nazionale italiano?

    Insomma, chi paga per l’enorme danno ricevuto dallo stato italiano, dalle sue imprese, dalle sue aziende, dai suoi cittadini, dai suoi prodotti e servizi?

    Chi paga per le indegne parole che possa riceve un veneto in viaggio all’estero e che venga appellato come “monnezzaro napoletano”?

    Quante persone hanno vissuto una simile infelice condizione?

    E per colpa di chi?

    E chi paga per l’eventuale omissione di azioni a tutela degli italiani, dei loro prodotti, dei loro servizi, della loro immagine degradata, del loro marchio Made in Italy rovinato, dei punti di PIL perduti?

    A quale grado di giurisdizione europea o internazionale ci si dovrebbe rivolgere una azione di tutela, di diffida e di richiesta di risarcimento del danno?

    E perchè quando vi è una colpa, nessuno paga in questo screanzato paese?

    AAA
    Cercasi studio legale intellettualmente libero in grado di formulare una corretta richiesta di risarcimento del danno per un caso come questo.

    Gustavo Gesualdo
    alias
    Il Cittadino X

  3. Le ho risposto all’articolo successivo in maniera educata e pacata…ma adesso mi viene voglia di insultarla da qui all’eternità…

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